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Enrico Caruso

Nato a Napoli il 25 febbraio 1873, è stato uno dei più grandi tenori di tutti i tempi. Dopo gli esordi da gavottista, il debutto ufficiale avvenne nel 1894 al Nuovo di Napoli ne L’amico Francesco di Morelli. Prima della definitiva consacrazione al Metropolitan di New York e della fama mondiale, nel 1902 a Milano fece il suo esordio su disco, risultando tra i primi a cogliere il carattere rivoluzionario della nuova invenzione. Incise anche canzoni napoletane, contribuendo alla loro diffusione su scala mondiale.

Courtesy Antonio Sciotti

Caruso univa vibrazioni tenorili a ombreggiature baritonali, con una dizione chiarissima e con un temperamento caldo e comunicativo.
Una voce unica, classica e inconfondibile che sapientemente ha coniugato il dono naturale alla maturazione di una tecnica e di uno stile, presi poi a modello dalle successive generazioni di tenori, italiani e non.
La sua versione di ‘O sole mio ha contribuito a diffondere il brano su larga scala, con il tipico prolungamento sull’incipit del ritornello e con l’acuto nel finale, elementi ripresi da gran parte dei cantanti lirici postumi.

Il mancato plauso della critica nella sua città, le vicende legate alla vita privata, la malattia e la scomparsa prematura sono tra gli elementi che hanno contribuito ad arricchire le narrazioni sull’esistenza di Enrico Caruso, leggenda che attraversa i confini temporali e geografici.
Morì all’Hotel Vesuvio, a Napoli, ma soggiornò a Sorrento poco prima del decesso nel 1921: nel 1986 Lucio Dalla compose Caruso - si racconta dalla camera d’albergo dove aveva soggiornato il tenore napoletano – contribuendo ad accrescere il carattere leggendario ed immortale dell’artista.