null Mario Pasquale Costa

Mario Pasquale Costa

Era de maggio, Catarì, Scètate. Basterebbero questi titoli per evocare uno dei più rappresentativi compositori dell’age d’or della canzone napoletana. Mario Pasquale Costa (Taranto 24 luglio 1858, Montecarlo 27 settembre 1933): tarantino di nascita, napoletano di formazione e francese di adozione. Un musicista cosmopolita con uno stile tanto riconoscibile quanto versatile capace di mescolare stilemi della house musik europea, melos napoletano e “musica d’uso” di quegli anni, come nella canzone Napulitanata.  Per gli storici Della Corte e Pannain nella sua produzione «L’invenzione, ricca e originale, non risente di alcun altro musicista precedente o contemporaneo.»

Courtesy Pasquale Scialò

Si forma al Conservatorio di San Pietro a Majella con Scafati, Serrao, Martucci studiando canto e composizione. Poi l’incontro e la collaborazione col poeta Salvatore Di Giacomo che produce i capisaldi della canzone napoletana da Nannì a Luna nova. Brani in cui l’urgenza di un canto, spesso richiesto per le Piedigrotte canore del tempo, non intacca la qualità musicale dei risultati. Collabora con altri poeti napoletani come Ferdinando Russo per il quale mette in musica Scétate, una struggente serenata notturna. O con Roberto Bracco e Peppino Turco che gli forniscono l’opportunità per realizzare un omaggio alla propria terra d’origine con Tarantì Tarantella

La sua solida formazione unita ad una indole eclettica gli consentono di operare in diversi campi in Italia e all’estero. Il suo stretto legame con la Francia gli procura il soprannome del « parigino a Napoli» anche a seguito della creazione di brani ispirati ad avvenenti figure femminili, come la seducente soubrette Armand’Ary.  
Nasce così ’A frangese, inno del cafè concerto italiano, di cui scrive versi e musica.
Accanto alla canzone si riscontra una vasta produzione con operette di successo, tra cui Scugnizza, e pantomime come l’Histoire du Pierrot.
Compone anche una vasta produzione di romanze, di cui si ricorda Sei morta ne la vita mia incisa da Enrico Caruso.

Galleria