null La documentazione cittadina in Campania dal Medioevo al Decennio francese

La documentazione cittadina in Campania dal Medioevo al Decennio francese

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La documentazione cittadina in Campania dal Medioevo al Decennio francese

La nascita e lo sviluppo della civiltà comunale nel Mezzogiorno

1

Città e universitates nel Mezzogiorno medievale

Una peculiarità che distingue la storia italiana da quella di molti altri Paesi europei è la nascita e lo sviluppo della civiltà comunale che caratterizzò parte del periodo medievale dell’Italia centro-settentrionale. Invece, il Mezzogiorno, dove era sorta una monarchia che, attraverso fortunose vicende e cambi dinastici, è durata fino all’Unità d’Italia, rimase per così dire “sprovvisto” di istituzioni pari a quelle comunali.

2

L’affermarsi de La Cava

Tra i casi più interessanti di comunità cittadine nel Mezzogiorno campano vi è sicuramente quello di Cava de’ Tirreni, città non distante da Salerno, sorta quando, tra XIV e XVI sec., un gruppo di villaggi rurali si “federò” andando a formare l’universitas de La Cava, come si diceva al tempo. Per affermare la propria autonomia, la comunità dovette confrontarsi, anche aspramente, sia con la potente abbazia della SS. Trinità, che dominava il territorio, sia con la vicina Salerno.

3

Le città in età moderna

Tra XV e XVI sec. molte comunità meridionali acquistano una forte identità. Quegli statuti e capitoli di cui abbiamo parlato vanno a definire le attività e gli obblighi che la cittadinanza deve assolvere. Le comunità che si potevano fregiare del titolo di “città” nel Mezzogiorno moderno non erano poche, grazie soprattutto alle concessioni dei sovrani.

4

Il Decennio francese

Gli esiti della Rivoluzione portarono al potere Napoleone Bonaparte e allo sconvolgimento dell’Ancien Regime in gran parte degli Stati europei. Nel 1806, il Regno delle Due Sicilie venne invaso e le armate borboniche vinte. Napoleone incaricò del governo del Mezzogiorno dapprima suo fratello Giuseppe e poi suo cognato Giacchino Murat, un dominio che durò fino al 1815 e ricordato come Decennio francese.

Il Decennio fu un periodo di riforme e di grandi cambiamenti per il Meridione sotto innumerevoli aspetti: basti pensare alla eversione (cioè l’abolizione) della feudalità, tra il 1806 e il 1808, alla creazione del Corpo degli ingegneri di ponte e strade, nel 1808, o alla soppressione degli enti religiosi del 1809. Tuttavia, è anche vero che l’Italia meridionale si unì alle “colonie” dell’impero francese, con tutte le conseguenze nefaste per lo sviluppo economico nostrano dovute alla dipendenza dalla Francia.

Il governo cittadino conobbe sicuramente uno sviluppo e una migliore strutturazione più organica con la costituzione di un consiglio decurionale, organismo di nomina regia, e di un esecutivo municipale. Tali organi erano sì sottoposti alla supervisione di un Intendente ma è senz’altro vero che essi – e le comunità cittadine tramite loro – ottennero reali responsabilità di gestione.

Per tale motivo la documentazione pertinente ai Decurionati digitalizzata e pertinente ai Comuni di Salerno, di Fisciano e di Sala Consilina risulta così importante: essa consente di seguire i processi decisionali interni a questi primi enti cittadini.

5

Il Catasto murattiano

Tra i numerosi cambiamenti avvenuti durante il Decennio francese si segnala sicuramente l’abolizione del vecchio catasto settecentesco, detto “onciario”, e l’avvio dei lavori per la stesura di un nuovo catasto provvisorio e mai giunto a una definitiva attuazione, successivamente ricordato come “murattiano”.

Per la città di Salerno, esso si conserva nell’Archivio storico del Comune (e in copia presso l’Archivio di Stato). Si tratta di un catasto puramente descrittivo e pertanto privo di mappe, contrariamente al precedente catasto onciario, risultando così di non immediata analisi.

Non di meno, si tratta di una fonte documentaria di grande importanza, in quanto reca informazioni utili a studiare, fino almeno ai primi anni del Novecento, i cambiamenti intervenuti tanto nel paesaggio agrario quanto nella proprietà terriera, nonché uno spaccato sociale dei ceti proprietari.

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La nascita e lo sviluppo della civiltà comunale nel Mezzogiorno

1

Città e universitates nel Mezzogiorno medievale

Una peculiarità che distingue la storia italiana da quella di molti altri Paesi europei è la nascita e lo sviluppo della civiltà comunale che caratterizzò parte del periodo medievale dell’Italia centro-settentrionale. Invece, il Mezzogiorno, dove era sorta una monarchia che, attraverso fortunose vicende e cambi dinastici, è durata fino all’Unità d’Italia, rimase per così dire “sprovvisto” di istituzioni pari a quelle comunali.

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L’affermarsi de La Cava

Tra i casi più interessanti di comunità cittadine nel Mezzogiorno campano vi è sicuramente quello di Cava de’ Tirreni, città non distante da Salerno, sorta quando, tra XIV e XVI sec., un gruppo di villaggi rurali si “federò” andando a formare l’universitas de La Cava, come si diceva al tempo. Per affermare la propria autonomia, la comunità dovette confrontarsi, anche aspramente, sia con la potente abbazia della SS. Trinità, che dominava il territorio, sia con la vicina Salerno.

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Le città in età moderna

Tra XV e XVI sec. molte comunità meridionali acquistano una forte identità. Quegli statuti e capitoli di cui abbiamo parlato vanno a definire le attività e gli obblighi che la cittadinanza deve assolvere. Le comunità che si potevano fregiare del titolo di “città” nel Mezzogiorno moderno non erano poche, grazie soprattutto alle concessioni dei sovrani.

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Il Decennio francese

Gli esiti della Rivoluzione portarono al potere Napoleone Bonaparte e allo sconvolgimento dell’Ancien Regime in gran parte degli Stati europei. Nel 1806, il Regno delle Due Sicilie venne invaso e le armate borboniche vinte. Napoleone incaricò del governo del Mezzogiorno dapprima suo fratello Giuseppe e poi suo cognato Giacchino Murat, un dominio che durò fino al 1815 e ricordato come Decennio francese.

Il Decennio fu un periodo di riforme e di grandi cambiamenti per il Meridione sotto innumerevoli aspetti: basti pensare alla eversione (cioè l’abolizione) della feudalità, tra il 1806 e il 1808, alla creazione del Corpo degli ingegneri di ponte e strade, nel 1808, o alla soppressione degli enti religiosi del 1809. Tuttavia, è anche vero che l’Italia meridionale si unì alle “colonie” dell’impero francese, con tutte le conseguenze nefaste per lo sviluppo economico nostrano dovute alla dipendenza dalla Francia.

Il governo cittadino conobbe sicuramente uno sviluppo e una migliore strutturazione più organica con la costituzione di un consiglio decurionale, organismo di nomina regia, e di un esecutivo municipale. Tali organi erano sì sottoposti alla supervisione di un Intendente ma è senz’altro vero che essi – e le comunità cittadine tramite loro – ottennero reali responsabilità di gestione.

Per tale motivo la documentazione pertinente ai Decurionati digitalizzata e pertinente ai Comuni di Salerno, di Fisciano e di Sala Consilina risulta così importante: essa consente di seguire i processi decisionali interni a questi primi enti cittadini.

5

Il Catasto murattiano

Tra i numerosi cambiamenti avvenuti durante il Decennio francese si segnala sicuramente l’abolizione del vecchio catasto settecentesco, detto “onciario”, e l’avvio dei lavori per la stesura di un nuovo catasto provvisorio e mai giunto a una definitiva attuazione, successivamente ricordato come “murattiano”.

Per la città di Salerno, esso si conserva nell’Archivio storico del Comune (e in copia presso l’Archivio di Stato). Si tratta di un catasto puramente descrittivo e pertanto privo di mappe, contrariamente al precedente catasto onciario, risultando così di non immediata analisi.

Non di meno, si tratta di una fonte documentaria di grande importanza, in quanto reca informazioni utili a studiare, fino almeno ai primi anni del Novecento, i cambiamenti intervenuti tanto nel paesaggio agrario quanto nella proprietà terriera, nonché uno spaccato sociale dei ceti proprietari.