Castel Nuovo, o Maschio Angioino, fu fatto erigere da Carlo I d’Angiò nel 1279. L’aspetto attuale si deve invece all’intervento risalente al 1443 voluto da Alfonso d’Aragona per esigenze difensive. Fu proprio il sovrano aragonese a volere l’arco di trionfo dal quale si accede al Castello. All’opera lavorarono Gulliem Sagrera, Pietro Di Martino, Francesco Laurana e altri artisti della penisola. Dal 1990 il castello ospita il Museo Civico., Il castello fu fondato da re Carlo I d'Angiò nel 1279 con la duplice funzione di residenza reale e presidio militare. Dell'originario edificio di età angiona, che raggiunse il massimo del suo splendore al tempo di re Roberto, il quale chiamò Giotto (a Napoli dal 1328 al 1333) a decorarne gli ambienti, rimane solo la Cappella Palatina, dedicata a S. Barbara. Qui negli sguanci dei finestroni sono visibili i resti dell'attività pittorica svolta da Giotto e bottega.L'imponente aspetto architettonico, oggi visibile, del castello risale alla ricostruzione del tempo di Alfonso d'Aragona (metà XV sec.). Proprio all'iniziativa di Alfonso il Magnanimo si deve lo spettacolare arco di trionfo che funge da magnifico portale d'accesso. L'arco marmoreo ricorda il corteo trionfale con cui Alfonso prese possesso della città (1443) e fu realizzato, negli anni Cinquanta del XV secolo, da scultori come Guillermo Sagrera, Pere Joan, Pietro di Martino da Milano, Francesco Laurana, Isaia da Pisa, Paolo Romano, Antonio di Chellino, Domenico Gagini e Andrea dell'Aquila. All'architetto e scultore catalano Guillermo Sagrera si deve la progettazione della spettacolare Sala dei Baroni, coperta da un'ardita volta di impianto stellare.Castel Nuovo ospita oggi il Museo Civico, le cui raccolte scultoree sono sistemate nella Cappella Palatina insieme agli interessanti affreschi provenienti da Casaluce (XIV sec.). Notevoli sono le sculture di Domenico Gagini e Francesco Laurana (XV sec.). In altri ambienti del castello sono poi sistemate le raccolte pittoriche, che includono opere di Marco Cardisco, Francesco Solimena, Luca Giordano, e di numerosi artisti meridionali del XIX secolo. Molte opere provengono da chiese distrutte durante il risanamento del centro antico (fine XIX sec.). Interessante è la raccolta di sculture di Francesco Jerace (XIX sec.).
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