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La necropoli di Garitta del Capitano

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La necropoli di Garitta del Capitano

Nel territorio del moderno Comune di Sarno, in località Garitta del Capitano, negli anni Settanta del secolo scorso sono state scavate circa quaranta sepolture, per lo più del tipo a cassa con lastre di tufo, databili fra la seconda metà del IV e i primi decenni del III sec. a.C., a cui si è aggiunto agli inizi degli anni Duemila, con la ripresa delle indagini archeologiche connesse ai lavori del Consorzio di Bonifica un lembo della necropoli già esplorata.

La necropoli si articola per gruppi familiari, il primo dei quali si dispone intorno alla tomba di un maschio adulto, sepolto con un diadema d’argento decorato a sbalzo con rosette e palmette, una moneta e un cinturone di bronzo, una fibula, uno skyphos a vernice nera, una lancia di ferro lungo il fianco e una patera di bronzo ai piedi, con un coltello all’interno. A poca distanza sono sepolti i maschi adulti, accompagnati dalle armi da lancio, talvolta associate al cinturone per gli individui di rango, e le donne, i cui corredi comprendono oggetti di ornamento personale (per lo più anelli e fibule) e vasi per contenere unguenti profumati e belletto (lekythoi, bottiglie, unguentari, lekanai e pissidi), oltre a numerosi adolescenti e bambini.

Nell’ultimo venticinquennio del IV sec. a.C. in questa necropoli è attestato l’uso di dipingere le sepolture degli adulti con motivi e scene affini a quelle riscontrate a Capua, Nola, Fratte, Pontecagnano e Paestum. Sono finora note quattro tombe dipinte, tre delle quali riconducibili a individui di sesso femminile. Infatti, a donne adulte appartengono le prime due tombe portate alla luce negli anni Settanta, una delle quali depredata e danneggiata da interventi moderni. Del corredo si conservano le lekythoi in frammenti e alcuni oggetti di ornamento, fra cui un anello d’argento, alcune fibule e un pendente in ambra. 

Dall’altra tomba, detta “della filatrice”, invece, provengono preziosi monili di fabbrica campana e tarantina, fra cui un pendente in oro a forma di ghianda, un anello d’argento con castone, su cui è incisa una figura femminile di profilo, e numerose fibulae, affiancati da uno specchio in bronzo, da vasi da toeletta, da uno skyphos e da un cratere, associato generalmente ai maschi, ma presente nelle sepolture delle donne di rango anche in altri centri della Campania, fra cui Capua, Pontecagnano, e a Paestum.

I contesti funerari documentano chiaramente la pratica di distinguere il genere di appartenenza e il rango degli inumati.

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