Dopo aver recitato il doppio ruolo di Totò Innocenti e frate Ciccillo in “Uccellacci e uccellini”, Totò viene scelto da PPP anche per il ruolo del pupo Jago nell’episodio “Che cosa sono le nuvole?” del film corale “Capriccio all’italiana”.
Totò muore il 15 aprile 1967 e il titolo viene distribuito nelle sale postumo, nel 1968. Ebbene: nella scena finale del cortometraggio, Totò-Jago – che ha la faccia verde d‘invidia – assieme al suo compare Ninetto Davoli-Otello è scaraventato in una discarica di spazzatura dal netturbino (Domenico Modugno), che in quel frangente intona la traumatizzante e omonima canzone “Che cosa sono le nuvole?”.
Jago, terminato il pericoloso ruzzolare nei rifiuti, quasi riappacificato guarda il cielo. In un sospiro tra disincanto e illuminazione, dicendo addio alla terra, si rivolge al personaggio Otello e esclama la frase “Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato”. Queste pochissime parole hanno sempre scatenato in me una irrefrenabile commozione, pur avendo veduto l’episodio pasoliniano centinaia e centinaia di volte. Il progetto Totò Poetry Culture è nato nel pieno del secondo lockdown da Covid-19 e mi ha salvato da una latente depressione. Ha riportato luce e grinta e ha scandito l’avvicinarsi alla primavera. Fisica e spirituale. Devo a Totò non soltanto la mia allegria bensì il mio umore, il mio stato di salute, la mia risurrezione. Oltretutto venivamo da un paio di anni di clausura spaventosa nelle nostre abitazioni. Ci è stato proibito di uscire di casa, di stare per strada, di incontrare persone di famiglia e estranei.
Siamo stati costretti al coprifuoco, alla quarantena, all’isolamento e alla alienazione violenta. Lontani dalla natura, con il divieto di andare al mare, di andare in campagna, di cercare serenità su un lago o tra i fiori. Così per celebrare il ritorno alla vita, attraverso le liriche di Totò, abbiamo voluto anche noi esaltare lo stupore generato da madre natura.
Studiando il patrimonio letterario e culturale di Antonio de Curtis siamo ritornati al suo addio poetico espresso in un frammento cinematografico. Quella stessa straziante meraviglia del creato ci ha accompagnato nelle riprese del videoclip d’esordio di Totò Poetry Culture. Il mashup che fonde in circuiti elettronici sospesi due poesie d’amore “Core analfabeta” e “Ammore perduto”. Adoperando esclusivamente il mio telefonino, e inserendo in fase di montaggio una serie minima di visual efx, abbiamo raccolto ciak ambientati tra i fortini, le ginestre odorose e le colline rocciose di Capri, nella neve immacolata del Monte Matese, tra le rovine post-industriali dell’ex Italsider di Bagnoli (che è anche l’immagine di copertina del nostro vinile a tiratura limitata), nel silenzio incantato del Lago Patria, nelle grotte tufacee di Torregaveta, tra i rami di Monteruscello, sulle spiagge decadenti di Castel Volturno, a ridosso delle scogliere di Monte di Procida e tra le piante del rione Sanità. Proprio negli antichi labirinti urbani in cui il Principe è nato il 15 febbraio 1898.
Il video: www.youtube.com/watch?v=x8rF0nIGnFk
Courtesy Gianni Valentino