Guglielmo e Teodoro Cottrau - Guglielmo e Teodoro Cottrau - Sona
Guglielmo e Teodoro Cottrau
Senza Guglielmo Cottrau la canzone napoletana avrebbe avuto un altro corso. Grazie al suo lavoro di ricerca, produzione e diffusione, le musiche della nostra area raggiungono l’Italia e l’Europa. Arriva a Napoli nel 1806 con la famiglia, incoraggiata dalla presenza di Giuseppe Bonaparte, dove studia col sopranista Girolamo Crescentini. Dal 1824 si dedica a tempo pieno all’editoria musicale, assumendo poco dopo la comproprietà della casa editrice Girard e C. Con questa esporta in Europa la produzione colta di Donizetti, Bellini, Mercadante, insieme a quella locale diffusa oralmente o anche sui “fogli volanti”. Nasce così l’iniziativa dei “Passatempi musicali”.
Courtesy Pasquale Scialò
Una raccolta in fascicoli presa “dalla bocca del popolo e aggiustata per canto e pianoforte”, destinata al salotto: Tu m’aje promise quatto moccatora, Michelemmà, Cannetella, Lo Guarracino, La Canzone de Zeza. Fino a Fenesta vascia, un suo componimento nato da uno spunto testuale di un’antica villanella. Brani che rappresentano una delle più importanti fonti sonore della musica vocale napoletana e, nello stesso tempo, l’anticamera della canzone di fine ’800. La loro originalità colpisce l’interesse di Franz Liszt che nel 1839 compone le Tarantelles Napolitaines per pianoforte, che riprende in modo variato e virtuosistico alcune canzoni pubblicate da Guglielmo.
Alla sua morte avvenuta nel 1847 continua l’attività editoriale il figlio Teodoro, compositore, giurista con una profonda passione politica unita a interessi letterari e giornalistici. Pubblica musica colta e raccolte di canti napoletani come l’Eco del Vesuvio. Partecipa con successo alle Piedigrotte del tempo con brani quali Palummella del 1873, su versi di Felice Cottrau. La canzone che lo rende ovunque famoso è la barcarola napoletana Santa Lucia del 1848 diffusa a livello planetario con le interpretazioni di Caruso e di Elvis. Grazie a Guglielmo e al figlio le tipicità sonore di Napoli escono dal localismo per essere adottate in una prospettiva cosmopolita.