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Vincenzo Valente

Vincenzo Valente, nato a Corigliano Calabro nel 1855 e morto a Napoli nel 1921, è uno dei musicisti di grande levatura che ha portato Napoli e la canzone napoletana ad avere un successo mondiale. I suoi brani sono stati, infatti, incisi da celebri tenori e cantanti, da Enrico Caruso a Tito Schipa, da Gennaro Pasquariello a Roberto Murolo, solo per citarne alcuni. Pur essendo di origini calabresi, Valente aveva studiato a Napoli presso la scuola di musica del catanese Salvatore Pappalardo che aveva avuto come allievi illustri, oltre a Valente, anche Beniamino Cesi. Fu un fervido ammiratore della scuola napoletana del ‘700 (Cimarosa su tutti) e di G. Rossini.

Courtesy Raffaele Di Mauro

Fu definito da Aniello Costagliola “il Rockefeller della canzonetta napoletana” e il poeta F. Russo paragonò la sua instancabile vena compositiva alla “Cascata del Niagara”. La sua produzione si distingue sia per quantità (circa 500 i brani finora censiti) che per qualità ed eclettismo. Valente passava dalla romanza alla serenata, dalla macchietta alla canzone popolare (con riferimenti anche alla tradizione contadina), con una grande qualità di scrittura, sia dal punto di vista melodico che del trattamento armonico. Con  P. M. Costa, F. P. Tosti e L. Denza forma una sorta di “quadrumvirato” dei compositori della canzone napoletana della cosiddetta “epoca d’oro”.

Il primo brano, composto all’età di 14 anni, fu T’aggia parlà no poco Ntuniè, testo di Raffaele De Lillo, edito da Maddaloni nel 1869. L’ultimo, invece, fu È Napule, versi di Edoardo Nicolardi, scritto nel 1921, poco prima della morte. Nell’arco di più di 50 anni di attività diversi furono i successi: molte canzoni (35 delle quali scritte con S. Di Giacomo) come Manella mia (incisa prima da G. Pasquariello e poi dal grande tenore Enrico Caruso), Tiempe belle, ‘A sirena, ecc., macchiette (molte scritte con F. Russo e incise da N. Maldacea) come ’O pezzente ‘e San Gennaro, ‘O pumpiere d’’o teatro, ecc. e alcune operette (da I Granatieri alla Rosaura Rapita).

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