La tradizione narra che l’idea
di costruire una residenza estiva reale a Portici nacque dalla regina Maria
Amalia, che, qui approdata con il re per ripararsi da una burrasca, era stata
tanto incantata dall’amenità del sito da proporre di passarvi lunghi periodi; i
terreni del versante costiero dell’area vesuviana erano tra i più
floridi e le descrizioni coeve evidenziavano l’armonia dei sensi che
contraddistingueva il territorio: il profumo della vegetazione, la salubrità
dell’aria, la bellezza dei luoghi. I lavori iniziarono nel 1738
(anno in cui ripresero le attività di scavo a Ercolano) sotto la
direzione dell’ingegnere Giovanni
Antonio Medrano – sostituito dal 1741 da Antonio Canevari – e furono completati da Luigi Vanvitelli e Ferdinando
Fuga. A lavori ultimati, il Palazzo
Reale si presentava come un grande complesso di tre piani, sviluppato
attorno a un cortile rettangolare ad angoli smussati, con funzione di place royale, attraverso cui passava la
Strada Regia delle Calabrie, e collocato al centro di una vasta area destinata
a parco per gli svaghi di corte. Fu sistemata da Francesco Geri e andava dalle pendici del Vesuvio fino a mare: quello superiore aveva alla sommità un’area
dedicata alla caccia (Fagianeria),
quello inferiore – sistemato a giardino – giungeva alle Peschiere reali a Villa d’Elboeuf. L’allestimento e la
decorazione degli interni furono affidati a diversi artisti e artigiani: lo
scenografo del Teatro di San Carlo, Vincenzo
Re, dipinse le illusorie prospettive architettoniche sulle pareti e sul
soffitto dell’atrio porticato del palazzo a mezzogiorno e lungo lo scalone a
due rampe (1750), così come nelle sale delle Guardie e del Trono; Crescenzo Gamba è l’autore degli affreschi
nelle volte (nella prima, Allegoria della
Verità; nella seconda, Aurora). Una
diffusa rinomanza acquisirono anche la ‘sala cinese’ e il ‘salottino di porcellana’,
dai ricchi apparati decorativi ispirati all’Oriente. I reperti portati alla luce nel
corso degli scavi a Ercolano e Pompei (oggi custoditi presso il Museo
Archeologico Nazionale di Napoli) furono sistemati nelle stanze
della reggia, dando luogo all’Herculanense Museum, che animò l’interesse
di tutta l’Europa, orientando l’arte e la moda dell’epoca, e diventò meta
privilegiata del Grand Tour. Lo
studio del patrimonio archeologico fu affidato ‘in esclusiva’ alla Reale
Accademia Ercolanese, istituita nel 1755 sotto la guida del segretario di
Stato, Bernardo Tanucci, che diresse il gruppo e ospitò le sue riunioni presso
la segreteria di Casa Reale e nella sua villa a San Giorgio a Cremano.
L’Accademia si dedicò alla pubblicazione de Le Antichità di Ercolano esposte, una grandiosa impresa
editoriale che si concretizzò nella stampa di otto eleganti volumi corredati di
un ricchissimo repertorio iconografico: nonostante la circolazione dei tomi
fosse fortemente limitata, le incisioni divennero ben presto patrimonio
dell’immaginario collettivo.
, La reggia di Portici fu fatta erigere per volontà di Carlo di Borbone; pare che il sovrano, in visita con la moglie Maria Amalia di Sassonia presso la villa del Duca d'Elboeuf, rimase profondamente colpito dalla bellezza del luogo tanto da farvi costruire una residenza ufficiale i cui lavori cominciarono nel 1738 su progetto commissionato ad Antonio Canevari.Il pittore Giuseppe Bonito decorò gli interni del palazzo e lo scultore Joseph Canart si occupò delle opere scultoree del parco regio; la dimora porticese stimolò in seguito la costruzione di numerose altre dimore nelle zone vicine (Ville Vesuviane del Miglio d'oro). Con la rivoluzione napoletana del 1799 la corte reale si trasferì a Palermo portando con sè tantissime opere di inestimabile valore e reperti archeologici del vesuviano; negli anni di reggenza di Giuseppe Bonaparte le restanti antichità rimaste a Portici furono trasferite nel Real Museo di Napoli (attuale Museo Archeologico Nazionale). Soltanto con Gioacchino Murat la reggia di Portici tornò a splendere: il re francese decise di arredarla ex novo con un mobilio e un gusto tipicamente francesi; dopo Ferdinando II di Borbone il sito di Portici fu sempre meno frequentato. La reggia presenta una facciata maestosa con un cortile simile a un vero e proprio piazzale, sul lato sinistro trovano posto la caserma delle guardie reali e la cappella palatina. Il grandissimo parco è costituito da grandi viali, giardini all'inglese, fontane e opere scultoree di grandissimo valore (qui per volontà di Ferdinando IV fu allestito uno zoo con animali esotici giunti dall'estero).Oggi la Reggia di Portici ospita la Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II".