Clown è l’ultima traccia registrata. La più tortuosa, la più avventurosa, la più complicata. È l’unico testo interamente in lingua italiana. È l’unico testo che ha una sagoma in prosa, piuttosto che in versi. È una lettera introspettiva che vede Totò-maschera aprirsi al mondo in una confessione drastica.
“se qualche disgrazia dovesse accaderci / fa che avvenga dopo lo spettacolo”.
“Tu che permetti ai nani e ai giganti / di essere ugualmente felici”.
“Dacci ancora la forza di far ridere gli uomini / di sopportare serenamente le loro assordanti risate / e lascia pure che essi ci credano felici”.
“Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono / ma non importa, io li perdono”.
“Manda, se puoi, qualcuno su questo mondo / capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri”.
Conversiamo in merito alle parole di David Byrne – artista multimediale, cantante, musicista, scrittore, ciclista, ricercatore e autore del libro “Come funziona la musica” – sulle tecniche di registrazione, sulle idee di composizione e sull’espressività di una voce. Specialmente su un passaggio che suona suppergiù così: “Una pessima registrazione o una copia scadente di un bel disco possono commuovermi fino alle lacrime. Ne sarei commosso ancora di più se la qualità fosse migliore? Ne dubito. E allora perché tante storie?”.
Sezioniamo un basso new-wave da posizionare un po’ in diagonale. Una dose di archi può sposarsi al synth che fa da epilogo. Su alcuni miei frammenti di solfeggio vocale – come Totò e come Raffaele Viviani, il sottoscritto è ignorante di musica scritta e letta ma la musica sta dentro la pancia e i polmoni – Lello si mette alla tastiera Roland G-600. Immaginiamo figure ritmiche. Lello sentenzia: “Ll’armonia nun è ‘n’opionine”.
Voce e chitarre in reverse possono viaggiare all’unisono. Io guardo su internet “Il più comico spettacolo del mondo”, regia di Mario Mattoli. Anno 1953. È la parodia de “Il più grande spettacolo del mondo” (1952) di Cecil B. DeMille. Totò è il clown Tottons. Mi rendo conto che la prima porzione musicale va dilatata perché le frasi sono lunghe, lunghissime, e non esistono scorciatoie metriche o prosodiche per l’interpretazione. Un significato anche punk non guasta, conveniamo, visto il valore delle parole del Principe. È una lettera, una preghiera, un testamento epocale.
Courtesy Gianni Valentino