null Libero Bovio

Libero Bovio

Figlio del filosofo Giovanni Bovio, è stato insieme a Di Giacomo e a Ferdinando Russo una delle figure emblematiche della poesia napoletana in musica. Nato a Napoli l’8 giugno 1883, proprio come Di Giacomo avviò gli studi di medicina senza portarli a termine, preferendo la scrittura e le lettere. Dopo i primi incarichi da giornalista e da bibliotecario, iniziò ben presto a comporre versi per canzoni, avvicinandosi ai nomi e agli autori che ruotavano intorno al mondo della canzone napoletana e delle Piedigrotte. Indubbiamente Reginella, scritta nel 1917 con il compositore Gaetano Lama, è tra i brani che hanno contribuito a rendere immortale la sua figura.

Courtesy Antonio Sciotti

Passando in rassegna alcune delle composizioni, emerge l’eccezionale contributo che Libero Bovio seppe dare alla canzone napoletana di inizio ‘900. Ancor prima di Reginella, vide la luce Surdate, canzone “di guerra”, intrisa di patriottismo con la celebre espressione “so’ napulitano e si nun canto i’ moro”; lo stesso patriottismo che riprese, in una diversa ambientazione, in ‘O paese d’’o sole, nel 1925. Il 1914 fu la volta di Guapparia, l’anno successivo di Tu ca nun chiagne. Bovio è anche l’autore dei versi di Silenzio cantatore, Chiove, L’addio, Passione. Scrisse diversi brani in italiano, offrendo un contributo decisivo alla nascente canzone nazionale.

Libero Bovio è considerato un capostipite delle cosiddette canzoni “di giacca”, brani solitamente in tre parti, che raccontano storie intrise di pathos dal mondo della malavita o da realtà disagiate socialmente e economicamente. È il caso di Pupatella, “dramma” in tre strofe musicato da Francesco Buongiovanni. Sempre con Buongiovanni nel 1925 diede vita a Lacreme napulitane, racconto del dolore di un emigrante nei giorni di Natale, in forma epistolare. Nel 1929 compose Zappatore, con la musica di Ferdinando Albano, dramma in musica di un padre che “ricorda” le umili origini della sua famiglia al figlio, che intanto le aveva rinnegate.

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