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Vincenzo Russo

Poeta, autore dei versi di alcuni tra i più celebri brani dell’epoca d’oro della canzone napoletana. Fa parte della schiera di autori non accademici, le cui creazioni “dal basso” hanno impressionato e lasciato traccia nel repertorio napoletano, guadagnando l’appellativo di “poeta del popolo”. La brevità della vita di Vincenzo Russo ha contribuito a creare ulteriore suggestione intorno alla sua figura: nato a Napoli il 16 marzo 1876, morì di tisi a soli 28 anni. Il contatto con l’ambiente poetico musicale che ruotava intorno alla canzone napoletana di fine ‘800 facilitò il suo apprendimento “per immersione”, dando vita a versi immortali.

Courtesy Antonio Sciotti

Nel contesto dell’epoca d’oro della canzone napoletana, la figura a cui sono legati i versi di Vincenzo Russo è quella del compositore e musicista Eduardo Di Capua. L’esordio artistico della coppia avvenne già nel 1897 con Chitarrata (seconda alla Piedigrotta della Tavola Rotonda), ma i successi iniziarono dal 1899, l’anno di Maria Marì e di ‘A serenata d’’e rose. Un anno dopo nacquero I’ te vurria vasà (sempre un secondo posto alla Piedigrotta) e Torna maggio.

Nonostante la scomparsa prematura, tanti sono gli aneddoti e spesso i luoghi comuni che circondano la vita di Vincenzo Russo, figura ampiamente rivalutata da più recenti studi sulla sua vita. Tra le testimonianze degli autori a lui contemporanei spiccano le parole di Libero Bovio e di Ernesto Murolo; Bovio apprezzò Russo definendolo “poeta del popolo” che, insieme a Giuseppe Capaldo, non aveva nulla da invidiare alle poesie dei “maestri”. Ad Ernesto Murolo è legato l’aneddoto secondo cui, sentendosi chiamato “maestro” da Russo, avrebbe affermato che l’autore di Maria Marì non doveva chiamare “maestro” a nessuno.