‘O sole mio - Sona
‘O sole mio
Inizia il percorso
‘O sole mio
Insieme a Funiculì Funiculà è senz’altro ’O sole mio il brano più conosciuto e cantato al mondo. Scavare tra le sue innumerevoli versioni è un work in progress inesauribile: da quella interpretata da Enrico Caruso, che certamente costituisce il mito fondativo del canto napoletano, passando per il rifacimento anglofono di Elvis Presley, dove tradizione e tradimento convivono in modo esemplare divenendo l’icona globale della canzone, fino a inusitate versioni transculturali adattate a sistemi sonori non temperati o a performance bitonali.
1
La storia del brano
Il testo originale del brano, come gran parte di quelli scritti a fine Ottocento, si compone di tre parti, ognuna delle quali formata da strofa e ritornello. La musica, di Eduardo Di Capua e Alfredo Mazzocchi, un Andantino di carattere artigianale con una melodia piuttosto estesa, prevede un motivo dall’accompagnamento a ritmo di habanera, per intenderci lo stesso utilizzato da Bizet nella Carmen.

2
Scheda tecnica
Album: Jesce sole mio : Il Canto Di Napoli
Titolo della parte: O sole mio
Numero della parte: CD 1. 3
Responsabilità: (Interprete) Caruso, Enrico, (Paroliere) Capurro, Giovanni, (Compositore) Di Capua, Eduardo
Anno di pubblicazione: 1998
Luogo: Roma
Etichetta: L'Arca Società Editrice de l'Unità
Descrizione tecnica: (Formato) Compact Disc, (Tipo suono) stereofonico, (Tecnica di registrazione) digitale; 1 Disco audio, 12 cm, 3,22 min, Rimasterizzazione

3
L'interpretazione di Caruso
Il vero lancio sul mercato mondiale, però, si ha con la registrazione del brano su supporto discografico interpretata da Enrico Caruso. Fin dai primi anni del Novecento, quindi poco dopo la sua creazione nel 1898, la canzone inizia a viaggiare, creando una fortunata combinazione tra le possibilità materiali del disco e la forza comunicativa dell’interprete. Sarà proprio la lettura di Enrico Caruso, piuttosto che lo spartito originale pubblicato, a costituire la prima matrice del brano su larga scala. La sua versione introduce un prolungamento dello slogan musicale e testuale con cui si apre il ritornello e la conclusione del brano all’acuto, diversamente da quanto scritto.
Courtesy Pasquale Scialò

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Insieme a Funiculì Funiculà è senz’altro ’O sole mio il brano più conosciuto e cantato al mondo. Scavare tra le sue innumerevoli versioni è un work in progress inesauribile: da quella interpretata da Enrico Caruso, che certamente costituisce il mito fondativo del canto napoletano, passando per il rifacimento anglofono di Elvis Presley, dove tradizione e tradimento convivono in modo esemplare divenendo l’icona globale della canzone, fino a inusitate versioni transculturali adattate a sistemi sonori non temperati o a performance bitonali.
1
La storia del brano
Il testo originale del brano, come gran parte di quelli scritti a fine Ottocento, si compone di tre parti, ognuna delle quali formata da strofa e ritornello. La musica, di Eduardo Di Capua e Alfredo Mazzocchi, un Andantino di carattere artigianale con una melodia piuttosto estesa, prevede un motivo dall’accompagnamento a ritmo di habanera, per intenderci lo stesso utilizzato da Bizet nella Carmen.

2
Scheda tecnica
Album: Jesce sole mio : Il Canto Di Napoli
Titolo della parte: O sole mio
Numero della parte: CD 1. 3
Responsabilità: (Interprete) Caruso, Enrico, (Paroliere) Capurro, Giovanni, (Compositore) Di Capua, Eduardo
Anno di pubblicazione: 1998
Luogo: Roma
Etichetta: L'Arca Società Editrice de l'Unità
Descrizione tecnica: (Formato) Compact Disc, (Tipo suono) stereofonico, (Tecnica di registrazione) digitale; 1 Disco audio, 12 cm, 3,22 min, Rimasterizzazione

3
L'interpretazione di Caruso
Il vero lancio sul mercato mondiale, però, si ha con la registrazione del brano su supporto discografico interpretata da Enrico Caruso. Fin dai primi anni del Novecento, quindi poco dopo la sua creazione nel 1898, la canzone inizia a viaggiare, creando una fortunata combinazione tra le possibilità materiali del disco e la forza comunicativa dell’interprete. Sarà proprio la lettura di Enrico Caruso, piuttosto che lo spartito originale pubblicato, a costituire la prima matrice del brano su larga scala. La sua versione introduce un prolungamento dello slogan musicale e testuale con cui si apre il ritornello e la conclusione del brano all’acuto, diversamente da quanto scritto.
Courtesy Pasquale Scialò
