Musica urbana e tradizioni orali - Sona
Musica urbana e tradizioni orali
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Musica urbana e tradizioni orali
L’incontro in ambito urbano di elementi riferibili alla tradizione popolare e orale con altri di derivazione culta e scritta.
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Musica urbana e tradizioni orali
Molti dei repertori musicali che rientrano sotto la denominazione generica di popular music, dal fado portoghese al tango argentino, dal rebetiko greco alla bossanova brasiliana, nascono dall'incontro in ambito urbano di elementi riferibili alla tradizione popolare e orale con altri, invece, di chiara derivazione culta e scritta.
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Canzone napoletana: una forma ibrida
In questa tipologia rientra pienamente anche la canzone napoletana che altro non è che un repertorio “ibrido” urbano frutto dell’interazione e della commistione di almeno tre matrici: musica “colta” come l’opera e la romanza da camera; musica “popolare”, come canzonette urbane da fogli volanti o canti narrativi e ballate contadine; e musica “d’uso”, sia “indigena” come la tarantella, sia “d’importazione” come il valzer e, successivamente, tango, fox, rumba e così via.
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Canzone glocal
Un repertorio fin dagli inizi a vocazione “transculturale”, che oggi definiremmo “glocale” e che mischia in modo originale, ad un livello “verticale”, elementi musicali della tradizione campana in particolare e italiana in generale, provenienti dalle diverse “fasce folkloriche” (agro-pastorale, artigiano-urbana e borghese-colta) e, ad un livello orizzontale, attraverso fenomeni di sincretismo e acculturazione, elementi “d’importazione” provenienti da altre culture musicali.

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Repertorio interculturale
Nel corso dei secoli la canzone napoletana ha avuto tante “forme” (sarebbe, infatti, più corretto parlare di “tante” canzoni napoletane) adeguandosi a quelli che erano i repertori coevi, e a sua volta influenzandoli, e ha sempre saputo creare delle ibridazioni originali tra elementi musicali di tradizioni diverse. Tali ibridazioni, peraltro, sono state realizzate spesso da “non napoletani” che si sono trovati ad operare in quel determinato intreccio di “trame culturali” che è la città partenopea: si pensi al francese Cottrau, al calabrese Florimo, al pugliese Costa e all’abruzzese Tosti, solo per citarne alcuni.
