Jazz

L’identikit della musica jazz, blues e rock campana: dallo sbarco degli alleati che portano con sé dischi e orchestre alle contaminazioni con la tradizione napoletana

Dal colpo di fulmine propiziato dallo sbarco degli Alleati americani a Salerno nel 1943, alla febbre del jazz diffusa da radio, orchestre e V-disc. Dalle esperienze degli artisti avvezzi al varietà e alla canzone napoletana, passando per la rivoluzione carosoniana e per le rassegne dedicate alla musica afroamericana, si forma una generazione di musicisti dallo stile inconfondibile

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Daniele Sepe

Musicista colto e popolare, partenopeo e “parte” cittadino del mondo, il sassofonista e flautista Daniele Sepe veleggia oltre il jazz, distillando nella sua musica tradizione popolare e amore per collettivi ampi, sperimentazioni zappiane e citazioni parodistiche. Già a 16 anni milita nel gruppo operario ‘E Zezi di Pomigliano d’Arco e partecipa allo storico disco “Tammurriata dell’Alfasud”. Inizialmente turnista per i maggiori cantautori italiani, nel 1993 raccoglie i favori di un pubblico più ampio con il disco “Vite Perdite”, distribuito in tutto il mondo dall’etichetta tedesca Piranha. Il plauso della critica, invece, era già arrivato grazie ai primi dischi.

Courtesy Diego Librando

Compositore di colonne sonore per Mario Martone, Davide Ferrario e Gabriele Salvatores e tanti altri, premio Tenco con “Lavorare stanca” per il miglior album in dialetto, partecipa a prestigiosi festival europei. La copiosa discografia è un caleidoscopio sonoro spesso autoprodotto per non scendere a compromessi. Ogni volta un deciso cambiamento di rotta i cui caratteri comuni sono ironia, militanza, curiosità e ricerca. Una cronografia sonora che coniuga musica araba e atmosfere nordeuropee, tango argentino e pizzica salentina. Una “cronomachia” intesa come lotta per tenere in un unico disco, a volte in un unico brano, epoche storiche e generi musicali diversi.

Arrangiatore raffinato, è il primo maestro concertatore del festival “La notte della Taranta” di Melpignano. Se con la Brigada Internazionale aveva creato ad un’orchestra cosmopolita per dare voce a tutti i Sud del mondo, nel 2015 mette insieme i migliori talenti campani in un concerto di solidarietà per i cassintegrati della FIAT di Pomigliano d’Arco. Da quell’esperienza è nato un sodalizio stabile e un disco collettivo, “Capitan Capitone e i fratelli della costa”, autofinanziato grazie al crowdfunding. La storia di Capitan Capitone, gran scopritore di talenti, è giunta al terzo capitolo della saga.

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