Carmelo Larry Nocella - Sona
Jazz
L’identikit della musica jazz, blues e rock campana: dallo sbarco degli alleati che portano con sé dischi e orchestre alle contaminazioni con la tradizione napoletana
Dal colpo di fulmine propiziato dallo sbarco degli Alleati americani a Salerno nel 1943, alla febbre del jazz diffusa da radio, orchestre e V-disc. Dalle esperienze degli artisti avvezzi al varietà e alla canzone napoletana, passando per la rivoluzione carosoniana e per le rassegne dedicate alla musica afroamericana, si forma una generazione di musicisti dallo stile inconfondibile
Carmelo Larry Nocella
La storia di Carmelo Larry Nocella, classe ’49 nato a Battipaglia, non è diversa dai tanti musicisti meridionali se non fosse altro che, insieme al sassofonista romano Massimo Urbani, è considerato ancora oggi tra i più importanti sassofonisti di jazz italiano. Cresciuto musicalmente al collegio “La città dei ragazzi” di Angri dove imparò a suonare il clarinetto. Il primo sax tenore lo ebbe in regalo dalla madre e gli studi proseguirono al conservatorio di Napoli San Pietro a Majella. Dalle prime esperienze con la banda musicale del collegio alla musica di John Coltrane. Larry Nocella non arrivò mai al diploma di conservatorio, spinto dal batterista Tullio De Piscopo, il giovane sassofonista partì per Milano. Qui i jazzisti facevano sul serio.
Courtesy Carlo Pecoraro
C’era “Il Capolinea” di Giorgio Vanni e c’era soprattutto quella musica e i suoi interpreti. Un giro, insomma, che di lì a poco diventò epicentro di tutta la scuola italiana. Il primo approccio con “Il Capolinea” fu drammatico. Giorgio Vanni non era tenero con lui, Nocella sbagliò un super classico, “Summertime” e Vanni lo apostrofò in malo modo, tanto, da farlo piangere. Ma su quel palco, Larry ci ritornò un anno dopo, e fu tutta un’altra storia. Nel frattempo, il sassofonista di Battipaglia, a Torino - dove spesso si recava per suonare con le orchestre da ballo – conobbe Kenny Clarke che lo invitò a suonare con lui a Parigi allo Chat Qui Pêche. Negli anni ‘70 andare a suonare con Kenny Clarke, batterista di riferimento del bop americano, era una vera e propria consacrazione.
Un anno alla corte del maestro dei tamburi servì a maturare il talento di Larry e ad approfondire la conoscenza della tradizione dei classici del be-bop. Nel ’73 Larry Nocella era il sassofonista di riferimento in Italia. A ventiquattro anni era già un mito. Nel 1980 fu al fianco del trombettista Chet Baker. Nello stesso anno la casa discografica milanese, Red Record, pubblicò un suo album da solista: “Everything Happens to Me” con Bob Neloms al piano, Cameron Brown al contrabbasso e Dannie Richmond alla batteria. Ma negli anni Ottanta Larry si aprì anche ad altre collaborazioni. Con gli Area registrò “Tic & Tac” e con Pino Daniele registrò il live “Sciò” e successivamente “Ferryboat” e “Bonné Soirée”. All’apice del suo successo artistico, certamente segnato da una vita vissuta pericolosamente, Larry Nocella ritornò a Napoli dove incontrò vecchi amici, tra questi, Antonio Golino e nuovi giovani talenti, il batterista Salvatore Tranchini, il pianista Valerio Silvestri e il contrabbassista Toni Ronga. Ma nell’88, lasciò nuovamente la Campania per trasferirsi a Torino dove morirà, l’8 maggio del 1989 a quarant'anni.
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