Il volume che raccoglie tutte le poesie e le canzoni scritte da Antonio de Curtis gira nelle nostre mani meglio di una giostra di bambini. Qualcuno dice “leggiamo una poesia”. Chi legge? Tu, Eugenio. Anzi, tu, Elena. Sei di famiglia. Ma no, legge lei… insomma, Elena all’improvviso esclama: “Gianni, leggi tu!”.
Apro il libro senza sbirciare nell’indice. Compare pagina 39. Nel foglio precedente c’è la fotografia di Anna Clemente. La madre di Totò. A me tocca interpretare i versi … “povera mamma mia”. Li recito e accade qualcosa di inspiegabile. Un fantasma si accomoda in mezzo a noi. Lo sento addosso tutt’ora, non è mica minaccioso. Mi accarezza. Un brindisi ancora e ce ne andiamo tutti a nanna. Quella poesia resta nell’aria a decantare un po’. Trascorrono circa due anni e mi sveglio in un mattino d’inverno, in pieno secondo lockdown Covid, con l’intenzione tenace di trasformare la produzione poetica di Totò in musica elettronica.
Così nasce il duo Totò Poetry Culture assieme a Lello Tramma.
La traccia, infine, contiene un omaggio ai Beatles, uno ai Pink Floyd e uno alla Giamaica. C’è il canto femminile di Lello Tramma, scomposto e alterato. C’è un campione sonoro dal film “Il testimone invisibile” di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio e Miriam Leone. C’è un sitar elettronico, un allarme, un pianoforte puramente jazz, un campione vocale dancehall maschile. Più di tutto, però, contiene il suono con cui si apre e si chiude il brano. È il movimento sanguigno di mio padre. Le sue vene che ballano. Il suo ecodoppler post-cardioversione. Registrato dal cardiologo senza che lui se ne accorgesse e infilato d’incanto in una traccia di musica elettronica e spoken word.
E il sangue di mio padre ci sta benissimo in questa lirica che Totò dedica a sua madre.
Courtesy Gianni Valentino