E pezzienti

Tra i vicoli infiorati di Santa Teresa e i marciapiedi borghesi di Chiaia, Totò passeggia, esplora, sbircia, fa ‘o spione. Come avveniva quand’era bambino – si piazzava al bordo dei negozi in strada o accanto alle acquasantiere delle chiese del rione Sanità per fare caricature delle vecchie, degli operai, degli scugnizzi – così da adulto il Principe trattiene le storie dei passanti e le restituisce in forma poetica.

Non è intrattenimento, il suo. È, innegabilmente, una cronaca della povertà disgraziata e della povertà fasulla. Di chi arranca e stenta e di chi finge e sfrutta.

In mezzo, c’è la buonafede e c’è la malasorte. La gentilezza e la cattiveria. L’avidità e l’ingenuità. Noi abbiamo dilatato il suono quasi fossimo in una caverna spaziale degli anni Settanta, componendo una specie di ponte tibetano musicale su cui ondeggiare spaesati, con scarso equilibrio, fino a cercare una via d’uscita. Tra i girasoli rinsecchiti e il domicilio dei fantasmi, i prati oscurati e le grotte medievali. Perché poi tutto diventa commedia. Farsa

Courtesy Gianni Valentino