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Salvatore Di Giacomo

Salvatore Di Giacomo è una delle figure più rappresentative della cultura e della canzone napoletana di fine ‘800 / inizio ‘900. Nato a Napoli il 12 marzo 1860, rinunciò agli studi di medicina ed entrò al “Corriere di Napoli” come redattore. Fu poeta, scrittore, drammaturgo, giornalista, autore dei versi di oltre duecentocinquanta brani musicati: tra gli altri, Napulitanata, Era de maggio, Luna nova, Marechiare, ‘E spingule frangese, frutto della collaborazione con i maggiori compositori dell’epoca. Fondamentale fu anche il suo contributo storico sulla canzone napoletana e più in generale sull’ambiente musicale napoletano.

Courtesy Antonio Sciotti

Salvatore Di Giacomo ebbe il merito di elevare ai massimi livelli l’uso poetico della lingua napoletana, attraverso cui fondeva campo visivo e campo sonoro. L’utilizzo di elementi della lingua lontani dalla parlata del tempo provocò tanto le critiche di chi riteneva “artificiale” quell’approccio, quanto la nascita di un tessuto formale innovativo e tradizionale allo stesso tempo, caratteristica che contraddistinse la canzone napoletana d’autore dell’epoca d’oro.
La sonorità e la musicalità sono, inoltre, caratteristiche peculiari dei versi di Di Giacomo, anche nei casi in cui le composizioni non nascevano con lo scopo di diventare canzoni.

Le canzoni di Di Giacomo costituiscono spesso i “cavalli di battaglia” del repertorio di interpreti di successo, dal mondo della musica lirica alla musica leggera. Questo ha senza dubbio contribuito all’immortalità del poeta nell’immaginario internazionale. 
A Napoli non mancano i “luoghi” del poeta: dalle targhe in via Santa Lucia e in via San Pasquale alla piazza a lui intitolata, passando per il Caffè Gambrinus, storico luogo di incontro degli artisti ampiamente frequentato dall’autore. La “Lucchesi Palli” conserva infine la suggestione del Di Giacomo primo direttore della Biblioteca che il conte Edoardo Lucchesi Palli aveva donato alla Nazionale di Napoli.

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