Rete museale MANN

Dalla ‘strada’ al tessuto. Patrimoni museali in rete e la comunicazione digitale per una ampliata fruizione socio culturale.

Convenzione DiARC- SCABEC

Coord. Prof. Alessandro Castagnaro

 

Considerazioni preliminari sull’oggetto e le metodiche della ricerca

La “strada dei musei” prevede l’individuazione e la realizzazione di una dorsale culturale dove fare confluire e dunque far interagire le risorse museali e culturali presenti nell’area individuata, connettendole alle collezioni custodite e alle storie legate ai relativi luoghi[1]; ciò nella prospettiva di una fruizione ampliata che le attuali tecnologie digitali consentono di potenziare, in particolare riguardo alla creazione di un prototipo digitale specificamente configurato sulle peculiarità dei contesti in cui il sistema federato dei musei è radicato[2].

La struttura della ricerca SCABEC, in questo scenario, appare muoversi su due livelli, i quali costituiscono i particolari nuclei concettuali intorno cui le ricerche devono svilupparsi: il primo è quello del ‘contenuto’ da selezionare criticamente e da comunicare; il secondo è quello delle modalità della sua comunicazione. Il primo attiene, naturalmente, al vasto programma di documentazione (storia delle collezioni, ricerche storiche, bibliografiche, iconografiche e di archivio inerenti al contesto Via Duomo, “Strada dei Musei” e al suo contesto territoriale e paesaggistico urbano), la quale, di base, costituisce l’estesa materia su cui la ricerca si approfondirà attraverso gli opportuni strumenti critico interpretativi.

Il secondo livello concerne la comunicazione, vale a dire la sua ‘forma’, la quale, sempre nell’ambito della cultura digitale, ha lo specifico obiettivo di definire uno standard di descrizione dei contenuti medesimi, in un’ottica di condivisione con gli altri presidi culturali, prevedendo i cosiddetti Living Labs, come momenti e luoghi di processi di co-produzione, fondati sulla collaborazione e sulla interazione tra gli attori delle diverse ‘filiere’ che ruotano intorno a tale sistema.

L’ambito di ricerca prevista dalla Convenzione DiARC-SCABEC dunque si relaziona in tal modo al diffuso e crescente utilizzo degli strumenti digitali, costituendo nel contempo un campo di sperimentazione che da anni vede impegnate diverse strutture museali, sia per quanto riguarda l’operazione di data collecting, ovvero la raccolta di una notevole serie di dati, ma anche di contenuti e di informazioni riguardanti svariati campi di applicazione, dalla documentazione storica tradizionale fino a quella inerente al controllo/gestione della struttura museale globalmente intesa. Vi è da  aggiungere che la ricerca si relaziona anche al tema della scelta del medium di contenuti culturali e a quello della fruizione e, in conseguenza alla rapida evoluzione tecnologica, riesce ad aprire scenari comunicativi di sempre maggiore ampiezza, determinando una consistente capacità attrattiva, per le strutture museali, in termini culturali ma anche economici.

L’ambizioso programma della ricerca in oggetto, proprio per la sua vocazione di interconnessione tra dati storici conoscitivi, si potrebbe arricchire di una visione multidimensionale che veda, nella sua interazione con il tessuto urbano (e sociale) della città ‘presidiata’ dalle sue strutture museali (e da altre risorse scientifico culturali), un proficuo campo di azione. In altre parole, appare opportuna la presa in considerazione di ulteriori potenzialità, legate proprio alle specificità urbane che disegnano, lasciano vedere e rivelano un allineamento e una consustanzialità con altri poli culturali ed urbani. In tal senso, in un’ottica di miglioramento complessivo di una realtà contestuale difficile e complicata quale è via Duomo, ci si potrebbe muovere in modo da formare una rete di hub non solo come punti di fruizione turistico-culturale ma anche come centri propulsori di processi che sviluppino il senso di appartenenza e di partecipazione da parte della compagine sociale, da far interagire con le entità istituzionali ricadenti nell’area.

Ulteriore considerazione riguarda l’utilizzo dei dispositivi digitali.

Si deve aggiungere pure che il perfezionamento dei dispositivi informatici ha posto le condizioni per prevedere nuove applicazioni e diverse sperimentazioni: esigenze di tutela, controllo e nuovi esiti sul fronte della comunicazione si sono incrociate, per fare solo qualche esempio, nel caso del Museo Egizio di Torino. La metodologia BIM (Building Information Model), in particolare, nella ricerca focalizzata sulle collezioni del museo torinese, con l’obiettivo di ulteriori sviluppi per un modello di dialogo serrato con gli ambienti dove esse sono esposte, consente di implementare la capacità di divulgazione culturale dell’Istituzione per migliorare la gestione delle collezioni attraverso la catalogazione digitale, lo sviluppo della pubblicazione di metadati per la diffusione della conoscenza e di adeguamento dei portali di gestione del patrimonio conservato. Alla modellazione tridimensionale delle opere conservate si affiancano perciò le ‘ontologie’ relative ai dati storico-artistici che comprendono immagini storiche, vedute dei voyages fino ai risultati delle indagini più prossime al momento del rilevamento 3d.

Una serrata integrazione invece tra metodologie di conoscenza tipo BIM e strumenti di geolocalizzazione attraverso il GIS è stata testata per la cinquecentesca Gran Torre di Oristano. Il lavoro ha inteso stabilire un dialogo tra le due metodologie affinché venga implementato il BIM attraverso la geolocalizzazione delle ontologie, con il precipuo obiettivo di ottenere un maggiore controllo sui fenomeni ambientali che si ripercuotono sul sistema architettonico. Lo studio mette in luce l’importanza della sfida del raggiungimento di un buon livello di dettaglio (LOD) del modello tridimensionale, in modo da rispondere in maniera più efficace possibile allo stato morfo-costruttivo del manufatto storico in un dato tempo, ancor più chiarisce la grande potenzialità, ormai divenuta esigenza, di rendere interoperabili HBIM e GIS per governare i processi di trasformazione del manufatto architettonico in termini sostenibili e con una struttura conoscitiva ampia ed inclusiva.

Se questi sono solo limitati riferimenti a quanto la tecnologia digitale e informatica possa supportare, per i musei, le operazioni di gestione e comunicazione del loro patrimonio, si prefigura la possibilità di innescare nuove forme di conoscenza, in specie se questa è ancorata alle specificità territoriali dove gli edifici, custodi dei beni, sono insediati e con cui essi hanno un legame storico che, d’altronde, costituisce una rete di fattori immateriali molto fitta e significativa relazionate a una processualità identitaria dei luoghi.

Da questo punto di vista, un approccio più tematicamente inclusivo, nel caso della ricerca afferente alla Convenzione in oggetto, apre il campo alla individuazione di significative potenzialità rispetto a una fruizione allargata – e diversificata - del patrimonio dei musei afferenti alla dorsale culturale summenzionata; potenzialità che condurrebbero ad esiti ancora più innovativi se si passa da una logica ‘lineare’ (strada) ad una ‘matriciale’ (tessuto) là dove si mette il sistema patrimoniale in oggetto in condizione di accogliere anche le istanze di rigenerazione urbana, attraverso l’interconnessione delle istituzioni in uno con un processo partecipativo e di coinvolgimento di una serie di attori vivono una porzione di territorio.

In tal senso sarebbe auspicabile una sperimentazione che punti al superamento della già diffusa fruizione digitale del patrimonio – di cui v’è un’abbondante casistica - proprio in relazione al monitoraggio delle potenzialità dei processi cui si è accennato.

Ampliare lo sguardo, approfondire radici: il ruolo del MANN come connettore storico culturale nel tessuto urbano

Si apre a questo punto, partendo dalla specificità del paesaggio urbano in cui le strutture museali sono inserite, la opportunità di dare rilievo, proprio ai fini di un blow-up del nucleo critico concettuale presente della Convenzione, alla trama ottocentesca che contraddistingue il tessuto urbano storico che parte da un cardine del centro antico – oggi la via Duomo –  per includere ciò che c’è ai ‘margini’ di esso e che proprio la cultura storica e tecnica ottocentesca ha segnato, con il suo imprinting alla città contemporanea: via Foria fino all’incrocio di un altro asse ottocentesco (che porta a Capodimonte) è un legittimo e cogente terreno su cui lavorare. Tale area, da individuare attraverso le solo accennate specificità che dinamiche storiche (e contemporanee) hanno contribuito a configurare, fa capo a fondamentali punti di riferimento, come, nella fattispecie, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN).

Anche in virtù di una Convenzione attiva tra il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II e il MANN, partita nel 2021 con coordinamento scientifico della scrivente, la proposta intende, da un lato, incrementare il discorso di rete guardando a un riferimento fisico (come edificio museo) e culturale (come istituzione, museo e università) quale è il MANN; dall’altro, facendo confluire alcune ricerche in corso nel modello ‘produttivo’ della Convenzione DiARC-SCABEC, proponendosi di lavorare intorno e con il maggiore Museo di Napoli, di livello internazionale, cogliendo l’occasione e utilizzandolo come strumento per passare da un approccio lineare (la ‘strada’) ad un altro di tipo matriciale (‘tessuto’).

In particolare, la ricerca in itinere (denominata MAN.TRA)[3] - oggetto appunto della suddetta Convenzione DiARC MANN avente l’obiettivo di redigere le linee guida per gli interventi alla struttura museale basate su di una conoscenza multidimensionale – con il suo approfondimento di tipo storico-critico dell’edificio e del suo contesto, incrementa potenzialmente le possibilità e le forme di fruizione, fornendo contenuti critici per una ontologia informatica, implementabile e replicabile in virtù della messa in rete con gli altri soggetti istituzionali del territorio metropolitano coinvolti in programmi di co-creazione.

In particolare, la ricerca, attraverso l’integrazione dei dati conoscitivi materiali ed immateriali, oltre alle strategie di conservazione e di valorizzazione compatibili con le valenze storico-architettoniche del complesso museale, prevede il potenziamento di forme di autonarrazione ed eventuali specifiche forme di comunicazione innovativa interagendo eventualmente con la tecnologia GIS. La ricerca in questione, dunque, con le possibilità offerte dall’archiviazione di una moltitudine complessa di dati storici, e non solo, fa convergere nel sistema cognitivo una stratificazione di dati documentali multidimensionali tali da individuare nuovi orizzonti di ricerca. Sotto quest’angolo visuale il MANN, con la ricerca MAN.TRA, di prefigura quale caso pilota, sulla base di una maglia concettuale ed operativa, per una progettualità ampliata e creativa in cui i musei compresi nella “Strada dei Musei” si pongono come elementi di arricchimento per una visione del museo come nucleo propulsore di attività culturali che incrementino la qualità della fruizione e il grado di riconoscimento sociale.

Riguardo all’utilizzo dei digital tools, parallelamente alla ricerca MAN.TRA, sperimentazioni e apporti scientifici si sono verificati in diversi campi, da quello del controllo dell’edificio, fino alla promozione di nuove forme di comunicazione culturale[4].

MANN e SCABEC andata e ritorno: modalità e approcci alla ricerca

Sulla base dell’esperienza di ricerca in corso e qui tratteggiata[5], la proposta che si intende sottolineare, oltre a relazionare e a sintonizzare ricerche riguardanti strutture museali presenti in una particolare area della città, è anche quella di:

  • un monitoraggio metodologico sui contenuti culturali attinenti ai singoli casi-musei;
  •  di mettere in campo un tavolo interattivo sia di contenuti che di metodologie interpretative;
  • di individuazione di priorità rispetto alle singole specificità;
  • una verifica a posteriori delle strategie delle affinità e/o delle divergenze tra casi di musei con contesti storici differenti.

In tal modo, il MANN - come antica Università e come struttura più avviata sulla sperimentazione digitale – appare essere un deciso elemento aggregante, significante nel quadro della realtà urbana e storico culturale del quadrante delimitato da via Duomo, via Toledo con il Corso Maria Teresa, l’area a monte di via Foria (altra ‘strada ottocentesca’) con l’Orto botanico fino a comprendere   polo della rete “strada dei musei”, diventandone un centro di ricerca e di documentazione e di pivot verso le sperimentazioni già in corso in Europa.

Il tessuto concettuale è quello della rilettura e del rinsaldo tra centro antico e centro storico delimitati dal tracciato delle antiche mura; di una conciliazione delle suture ottocentesche; di una sutura tra stato preunitario e post unitario, in un processo di tipo metabolico di taluni vulnera scoperti, sia a livello urbano che storico; costituire una rete a più dimensioni ed ancorate ai temi emergenti, tra cui anche il tema green (giardini) e della sostenibilità sociale.

Oltre alle collezioni e alle modalità comunicative del patrimonio del MANN, nella ricerca summenzionata, si sta lavorando per definire un sistema di conoscenza che parte dalle sue specificità come museo e come episodio architettonico e urbano.

In particolare, alla ricca successione delle vicende che a livello urbano hanno caratterizzato e segnato le identità della fabbrica, con un incremento oggi significativo per le nuove dinamiche sull’utilizzo dei musei e la loro funzione in un discorso di ‘rete’ con altre istituzioni culturali, si aggiunge la particolare storia dell’edificio, la cui costruzione è incorsa in numerose interruzioni e la sua ragion d’essere deriva e si lega alla sua funzione scientifica e formativa, con il passaggio dagli “Studi Publici” a “Real Museo”, a partire dal 1777[6].

L’esame dell’iconografia storica ha supportato le operazioni investigative con dati relativi alla sua evoluzione, con pure interessanti ed ulteriori strade di indagine riguardo alle modalità con cui le diverse personalità, avvicendatesi nel corso dei secoli, hanno contribuito alle trasformazioni materiali dell’edificio. I dati archivistici e le indagini conoscitive strumentali, che l’incrocio con la documentazione storica concorre a pianificare in modo mirato, contribuiscono a definire e a rendere visibile una sorta di ‘memoria interna’ dell’edificio. Questa, non solo costituisce di per sé un materiale di arricchimento alla funzione comunicativa del museo di contenuti culturali, ma potenzialmente anche un orientamento tematico per la gestione degli interventi che in prospettiva interesseranno la fabbrica nell’esercizio delle sue funzioni espositive. Il tema riguarda l’idea di una progettualità, per così dire, ampliata e sensibile alle peculiarità storico architettoniche e in un’ottica di una più specifica gestione delle trasformazioni di edifici museali, necessarie per l’adeguamento alle nuove esigenze culturali espresse anche dagli ultimi provvedimenti legislativi in materia - il D.M. 23/12/2014, per l’Organizzazione e funzionamento dei musei statali, questi compiono ricerche che riguardino le «testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente» e «le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone a fini di studio» e i successivi DM 28/01/2020, DM del 22/04/2022 - in cui, com’è noto, l’aspetto della comunicazione dei contenuti culturali ha un significativo ruolo nella contemporanea attività museale. In altre parole, l’iconografia, come un’approfondita indagine sulle ‘materie’ di cui è costituita la realtà architettonica dell’edificio, non fanno altro che incrementare il tasso di complessità della lettura della fabbrica, rendendo le premesse operative e progettuali di una sua trasformazione come consapevoli approcci di intervento, che siano di restauro e/o nel contempo, di programmi di valorizzazione.

La ricerca cui si è fatto cenno e che si sta portando avanti – cioè il supporto scientifico di conoscenza per gli interventi, l’implementazione del complesso museale e il miglioramento della fruizione in relazione alle valenze storico-architettoniche dell’edificio - chiama perciò in campo non solo gli aspetti riconducibili alla sua consistenza fisica e dunque a quelli storico architettonici tout court, ma, in una logica di identità ‘additivata’, considera del complesso anche le storie che hanno connotato il museo nei cambiamenti dei suoi assetti organizzativi; come anche quella che si è materializzata con le diverse vicende legate all’istituzione, compresa la raccolta delle memorie relative a coloro che, con diversi ruoli e funzioni, tra le sue mura si sono avvicendati.

Le storie perciò legate ai diversi passaggi, da quelli più macroscopici inerenti alle politiche che si sono intrecciate con la vita dei Borbone, fino a quelli che, passando per l’Unità, hanno dato luogo alla storia del Novecento - con interessanti e inediti risvolti per la comprensione dell’edificio - si stratificano sulla storia già densa che si esprime attraverso le sue forme architettoniche, frutto delle già richiamate addizioni successive al primo nucleo del XVI secolo. La conoscenza in tal modo concepita, finalizzata a realizzare una struttura cognitiva che possa lavorare da matrice operativa per l’intervento sui diversi palinsesti identificati dell’edificio del MANN, apre dunque ad una lettura non solo interdisciplinare, ma a più dimensioni, richiedendo un approccio transdisciplinare come apertura allo sguardo olistico e alla responsabilità delle ricadute sui diversi livelli della realtà[7].

In tal senso progetti, le vedute, le rappresentazioni, il materiale fotografico e cinematografico che costituiscono testimonianze di intenzionalità storiche e suggeriscono letture diverse dell’edificio nel suo contesto urbano, unitamente alla comprensione che le scienze sociali coinvolte nello studio possono delineare relativamente alla fenomenologia storico sociale che ha intessuto relazioni con l’edificio/istituzione del MANN, appartengono e definiscono uno status della fabbrica che continua a relazionarsi con i modi contemporanei di produrre cultura e di rapportarsi con il territorio dei suoi plurali significati. Analogamente, si fa strada una metodologia operativa che porta ad una cogente interrelazione dei diversi contenuti valoriali per arricchirne la progettualità, in tutte le sue forme e declinazioni interscalari. Si prefigurerebbe, potenzialmente, una conoscenza interstiziale, che interseca, apportando nuovi contenuti, anche le altre attività del museo, così come quelle delle sue funzioni, come la comunicazione o come, infine, una produzione che sia qualitativamente ancorata alla specificità del museo stesso di cui si metterebbero in luce recondite istanze e inediti significati[8].

La stessa storia dei restauri e delle mutazioni del corpo edilizio non solo consente di fornire un parametro interpretativo e storiografico ad una consapevole e futura prassi progettuale, ma diventa essa stessa codice espressivo, strumentale pure ad una comunicazione di cui lo stesso edificio si fa interprete, oggetto e soggetto.

In tale prospettiva, l’approccio conservativo si rivela un particolare filtro interpretativo, incline a cogliere la multidimensionalità di cui la preesistenza architettonica è sede materiale, nonché parte attiva di un processo di trasformazione della stessa realtà architettonica, con la possibilità di muoversi all’interno di una consapevolezza critica degli assetti valoriali e delle cosiddette ontologie. Il panorama è ricco di spunti e di ulteriori riflessioni se si considerano le attuali politiche culturali dei musei che portano quelli più autorevoli misurarsi con ciò che può definirsi come una svolta immersiva della realtà virtuale, con programmi di fruizione che inevitabilmente coinvolgono interventi all’interno degli ambienti storici dove il palinsesto architettonico si sovrappone a quello allestitivo - se non ‘esperienziale’ -, con una stratificazione di significati culturali che sono essi stessi conoscenza e al tempo stesso contenuto da comunicare.

Una visione, questa, che incontra il lavoro di ricerca della Convenzione SCABEC-DiARC e che incrocia le odierne esigenze culturali della protezione e valorizzazione dei ‘patrimoni’, intendendo tra questi il museo  in una visione integrata con il patrimonio che custodisce e con il contesto in cui esercita la funzione di conservazione e cura; e non ultimo, guardando al  ‘tessuto museale‘, come potenziale, ulteriore patrimonio capace, appunto, di sviluppare comunità patrimoniale.

Bianca Gioia Marino

Dipartimento di Architettura

bianca.marino@unina.it

+39 3495105182

Bibliografia di orientamento

ANTINUCCI, F.  (2004). Comunicare nel museo, Roma, Laterza.

AUGÉ, M., GREGOTTI, V. (2016). Creatività e trasformazione, (a cura di) M. Roda, Milano, Christian Marinotti Edizioni.

AVETA, A., MARINO, B.G. (2016). La fruizione come problema di conservazione: la sperimentazione di un modello critico per la valorizzazione di Castel Nuovo, in A. Aveta (a cura di) Castel Nuovo in Napoli. Ricerche integrate e conoscenza critica per il progetto per il progetto di restauro e la valorizzazione, artstudiopaparo, pp. 13-28.

BENJAMIN, JULES R. (2004). A Student’s Guide to History. New York, Bedford/St. Martin’s.

BERGMAN, MICHAEL K. (2001). The Deep Web : Surfacing Hidden Value, Journal of Electronic Publishing 7 (1). http://dx.doi.org/10.3998/3336451.0007.104.

BERTACCHINI, E.E., BRAVO, G., MARRELLI, M., SANTAGATA, W. (2012). Cultural commons: a new perspective on the production and evolution of cultures, Bertacchini, E.E., Bravo, G., Marrelli, M., Santagata, W., Eds., Edward Elgar Publishing.

BHOWMIK, S. (2015). The Parametric Museum: Integrating a Museum’s Building Information Model with Its Digital Collections, In: Journal of the National Institute of Building Sciences.3.

BONACINI, E. (2011). Il Museo contemporaneo fra tradizione, marketing e nuove tecnologie, Roma Aracne 22.

BRICAULT, L. (2005). Recueil des inscriptions concernant les cultes isiaques (RICIS). Paris, De Boccard.

BROGOWSKI, L. (1997). Dilthey. Conscience et histoire, Paris, PUF. DOI : 10.3917/puf.brogo.1997.01

CARUGATI, A., ELIAS, A. HADZILIAS, DEMOULIN, NATHALIE T.M. (2005). Setting the Framework for Developing E-Government Services on Cultural Heritage, Dans Proceedings of the 13th European Conference on Information Systems : Information Systems in a Rapidly Changing Economy, Regensburg, Germany.

CHÂTEAU, S., BOULANGER, D., MERCIER-LAURENT, E. (2012). Managing the Domain Knowledge : Application to Cultural PatrimonyKnowledge Management Research & Practice 10 (4), pp.312-325. https://doi.org/10.1057/kmrp.2012.22.

CHATEAU, S., MERCIER-LAURENT, E. , BRICAULT, L., BOULANGER, D. (2020). Modélisation des connaissances et technologies du Web sémantique : deux applications au patrimoine culturel. Knowledge Modelling and Semantic Web Technologies: Two Applications to Cultural Heritage. https://doi.org/10.4000/revuehn.510

CIDOC-ROM Conceptual Reference Model CRM. http://www.cidoc-crm.org/.

CIOTTI, F., LANA, M., TOMASI, F. (2014). TEI, Ontologies, Linked Open Data : Geolat and BeyondJournal of the Text Encoding Initiative 8. https://doi.org/10.4000/jtei.1365.

CIRICE Naples Digital Archive. Moving Thorugh Time and Space. http://www.iconografiacittaeuropea.unina.it/index.php/attivita/progetti-di-ricerca/naples-digital-archive.

COUNCIL OF EUROPE (2005). Council of Europe Framework Convention on the Value of Cultural Heritage for Society, Faro, 2005.

COUNCIL OF THE EUROPEAN UNION (2018). Council conclusions on participatory governance of cultural heritage.

CROFTS, N., DOERR, M., GILL, T., STEAD, S., STIFF, M. (2010). Definition of the CIDOC Object-Oriented Conceptual Reference Model, ICOM/CIDOC CRM Special Interest Group.

Cultural-ON (Cultural ONtology).https://dati.beniculturali.it/cultural-ON/ENG.html.

D.M. 10/05/2001 Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, GU Serie Generale n.244 del 19-10-2001, Suppl. Ordinario n. 238. https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1310746917330_DM10_5_01.pdf

DACOS, M., MOUNIER, P. (2014). Humanités numériques. État des lieux et positionnement de la recherche française dans le contexte international, Paris : Institut français et ministère des Affaires étrangères.

DALDANISE, G., GIOVENE DI GIRASOLE, E., STELLA, S., & CLEMENTE, M. (2020), Cultural and Touristic Valorization Processes: Towards a Collaborative Governance for Development in Southern Italy, in: Bevilacqua C., Calabrò F., Della Spina L. (eds) New Metropolitan Perspectives. NMP 2020. Smart Innovation, Systems and Technologies, vol 178. Springer, Cham, pp.167-176. https://doi.org/10.1007/978-3-030-48279-4_16.

DELEUZE, G. (1968). Différence e répétition, Paris, Presse Universitaire de France.

DELLA TORRE, S. (2020). Digitalizzazione e patrimonio culturale tra crisi e opportunità: l’esperienza del Museo Egizio di Torino / Digitalization and Cultural Heritage between Crisis and Opportunities: the Experience of the Egyptian Museum in Turin,  «Il capitale culturale», Supplementi 11 (2020), pp. 197-212.

DM n. 560 del 1 dicembre 2017, Decreto Baratono.

GARAGNANI, S. (2016). Il BIM e l'esistente: prospettive di digitalizzazione nella salvaguardia del patrimonio, In Ingenio Web, Settembre 2016.

GRUBER, T. (1993).  A Translation Approach to Portable Ontology Specifications, Knowledge Acquisition 5 (2), pp. 199-220. DOI: 10.1006/knac.1993.1008.

GUARINO, N. (1998). Formal Ontology and Information Systems, Dans Proceedings of FOIS’98 : Formal Ontology in Information SystemsAmsterdam : IOS Press.

HERITAGE BIM PER IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI. HBIM4MANN http://www.itabc.cnr.it/progetti/hbim4mann-000

https://www.museoarcheologiconapoli.it/it/musei-partner/.

ICOM (2017), ICOM Code of ethics for museums. https://icom.museum/wp-content/uploads/2018/07/ICOM-code-En-web.pdf (10 March 2019).

LÉVY, P. (1998). Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Milano, Feltrinelli.

LINGIARDI, V., VASSALLO, N. (2011). Terza cultura. Idee per un futuro sostenibile, Il Saggiatore.

LO TURCO, M., CALVANO M. (2019a), Digital Museums, Digitized Museums, in Luigini A. (eds) Proceedings of the 1st International and Interdisciplinary Conference on Digital Environments for Education, Arts and Heritage. EARTH 2018. Advances in Intelligent Systems and Computing, vol 919. Springer, Cham.

LO TURCO, M., CALVANO, M., GIOVANNINI, E. C. (2019b), Data Modeling For Museum Collections. The International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences, Volume XLII-2/W9, 2019. 8th Intl. Workshop 3D-ARCH “3D Virtual Reconstruction and Visualization of Complex Architectures”, 6–8 February 2019, Bergamo, Italy, pp. 433-440.

MARANI, P. C., PAVONI, R. (2006), Musei: trasformazioni di un'istituzione dall'età moderna al contemporaneo, Venezia, Marsilio.

MARINO B.G., PIEZZO A. (2020), I palinsesti dell’edificio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: tracce per una conoscenza transdisciplinare del patrimonio, in La città palinsesto. Tracce, sguardi e narrazioni sulla complessità dei contesti urbani storici
Tomo I. Memorie, storie, immagini, a cura di Francesca Capano e Massimo Visone
Napoli, FedOA – Federico II University Press.

MARINO, B.G. (2015). Valorisation touristique et authenticité: une question méthodologico-fondatrice pour la conservation, in Atti del  IV Meeting and Workshop Internazionale EAAE – ENHSA NETWORK ON CONSERVATION  “Restoration/Reconstruction. Small Historic Centers: Conservation in the midst of Change” (Roma-Castelvecchio Calvisio, 28-31 October 2013), a cura di R.Crisan, D.Fiorani, L.Kealy, S.F.Musso.

MARINO, B.G. (2017). La complessità della rappresentazione come potenzialità della conservazione, in ‘ANANKH, numero speciale GeoRes novembre 2017, pp. 11-12.

MARINO, B.G. (2016). Restauri storici e valori contemporanei: immaginazione e memoria delle trasformazioni nella fruizione di Castel Nuovo, in A. Aveta (a cura di) Castel Nuovo in Napoli. Ricerche integrate e conoscenza critica per il progetto per il progetto di restauro e la valorizzazione, Napoli, artstudiopaparo edizioni, pp. 182-190.

MARINO, B.G. (2016). Autenticità del patrimonio e memoria dell’architettura. Modelli interpretativi e di fruizione dei restauri di Castelnuovo, in Modelli sostenibili di conoscenza, tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale del CS di Napoli, Clean, Napoli.

MARINO, B.G., AVETA, A., AMORE, R. (2015). Realtà e iper-realtà architettonica, percezione e fruizione del patrimonio storico urbano, in A.Chianese, F. Bifulco, LOSAI Proceedings. Laboratori Open su Arte Scienza e Innovazione, DatabencArt, COINOR, Napoli, pp 111-119.

MASIERO, A., TUCCI, G., CONTI, A., FIORINI, L., VETTORE, A. (2019), Initial evaluation of the potential of smartphone stereo-vision in museum visits, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., (forthcoming).

MIBAC, DIREZIONE GENERALE MUSEI (2014), Decreto Ministeriale Organizzazione e funzionamento dei musei statali. http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-

MIBACT  (2018).  Adozione dei livelli minimi uniformi di qualita' per i musei e i luoghi della cultura di appartenenza pubblica e attivazione del Sistema museale nazionale (D.M. 21 febbraio 2018). AIO%202018%20REP.%20113-imported-76350.pdf.

MiBACT (2015). Nasce a Venaria Reale di Torino il Museo d’Europa. http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sitoMiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_1035507975.html (ultima consultazione 23/09/2015).

NEGRI, M. (2016). La grande rivoluzione dei musei europei, Venezia, Marsilio.

PERESSUT, L. BASSO (2014). Contemporary Museums between Theory and Practice, in FRANCESCA LANZ, ELENA MONTANARI (a cura di), Advancing Museum Practices, Torino, Allemandi & C., pp. 148-160.

SCHNAPP, JEFFREY T. (2015). Digital humanities. Meet the media guru, a cura di M. G. Mattei, EGEA.

SHVAIKO, P., EUZENAT, J. (2013). Ontology Matching : State of the Art and Future ChallengesIEEE Transactions on Knowledge and Data Engineering 25 (1) : 158-176. https://doi.org/10.1109/TKDE.2011.253.

SINI, C. (2014). Reale, più-che-reale, virtuale, (a cura di) F. Cambria, Milano, Albo Versorio.

TALENS, G., BOULANGER, D. (2010). Evolutive Ontologies by Versioning, Dans Proceedings of the 4th International Conference on Research Challenges in Information ScienceNice. DOI : 10.1109/RCIS.2010.5507375.

TUCCI G., BETTI, M., CONTI, A., CORONGIU, M., FIORINI, L., MATTA,C., KOVAČEVIĆ, C., BORRI, C., HOLLBERG, C. (2019a). Bim For Museums: An Integrated Approach From The Building To The Collections. The International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences, Volume XLII-2/W11, 2019 GEORES 2019 – 2nd International Conference of Geomatics and Restoration, 8–10 May 2019, Milan, Italy, pp. 1089-1096.

TUCCI, G., BONORA, V., CONTI, A., FIORINI, L. (2017). 1.5 The gallery measured, in The evaluation of seismic risk in the complex of the Galleria dell’Accademia of Florence. An experimental application of the MiBACT Guidelines for the evaluation and reduction of seismic risk of cultural heritage (2009-2013), G. Giorgianni ed., Altralinea.

TUCCI, G., CONTI, A., FIORINI, L., CORONGIU, M., VALDAMBRINI, N., & MATTA, C. (2019b). M-BIM: a new tool for the Galleria dell’Accademia di Firenze, Virtual Archaeology Review, 10(21), 40-55. doi:https://doi.org/10.4995/var.2019.11943.

ZIANI, M., BOULANGER, D., TALENS, G. (2011). Système d’aide à l’alignement d’ontologies métier, in Actes du 28e congrès INFORSID, Marseille.


[1] Relativamente alla Convenzione SCABEC per l’attività di consulenza tecnico-scientifica, il citato «ecosistema federato» dell’area di via Duomo della cosiddetta ‘Strada dei Musei’ comprende le seguenti strutture museali: Museo d’Arte contemporanea MADRE, Complesso Monumentale Donnaregina Museo Diocesano, Complesso Monumentale dei Girolamini; Museo del Tesoro di San Gennaro, Pio Monte della Misericordia, Complesso Museale San Severo al Pendino, Museo Civico Gaetano Filangieri, il Cartastorie - Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. In particolare, la Convenzione prevede lo sviluppo dei seguenti punti: 1) adozione di standard di descrizione del patrimonio urbanistico, architettonico e storico artistico dell’area di Via Duomo, “Strada dei Musei” per la creazione di un prototipo digitale rappresentativo della stratificazione storica dell’offerta culturale disponibile nell’ambito dell’ecosistema federato tra strutture museali che consenta la fruibilità e la condivisione immediata con tutti gli attori della filiera culturale e turistica. Produzione di documentazione relativa a ricerche storiche, bibliografiche, iconografiche e di archivio inerenti il Contesto Via Duomo, “Strada dei Musei” e il suo contesto territoriale e paesaggistico, finalizzata a ricostruire le sue origini e le trasformazioni che ha subito nel corso dei secoli; 2) elaborazione e validazione degli indirizzi metodologici per la formulazione di ipotesi di intervento per la realizzazione del prototipo dinamico digitale denominato Time Machine, descrittivo dell’ecosistema territoriale federato delle strutture museali ricadenti nell’area di Via Duomo, “Strada dei Musei”; 3) attività di ricerca finalizzate all’attivazione di Living Labs, intesi esperienziali in cui gli utenti sono immersi e da cui nasce una progettazione sociale di servizi e prodotti e finalizzati, inoltre, a favorire lo sviluppo di ambienti di open innovation mediante l’attivazione di iniziative di processi collaborativi di co-produzione e co-creazione in ambienti di vita reale.

[2] Il prototipo è finalizzato alla fruibilità e alla condivisione immediata con tutti gli attori della filiera culturale e turistica.

[3] I primi esiti della ricerca sono stati oggetto di un Convegno, con relativa mostra di elaborati, presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II, l’11 aprile 2022. Il Convegno, DiARC | MANN tra ricerca e progettualità. Un hub patrimoniale per azioni di sviluppo urbano integrato, ha visto la partecipazione delle diverse istituzioni e dei docenti dei dipartimenti che hanno partecipato alla ricerca.

[4] In particolare, riguardo ancora al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) il progetto siti HBim4Mann, finalizzato per lo sviluppo di una piattaforma HBIM (Heritage Building Information Modelling), in seno ad una convenzione con l’ITABC (Istituto per le tecnologie applicate ai Beni Culturali) del CNR. Attraverso lo sviluppo di un sistema di monitoraggio ambientale e strutturale del museo, si risponde alle esigenze della conservazione e manutenzione del complesso architettonico, unitamente alla corretta gestione delle collezioni e al controllo dei flussi dei visitatori.

[5] Tra l’altro vi è già un accordo tra SCABEC ed il MANN.

[6] MARINO B.G., PIEZZO A. (2020), I palinsesti dell’edificio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: tracce per una conoscenza transdisciplinare del patrimonio, in La città palinsesto. Tracce, sguardi e narrazioni sulla complessità dei contesti urbani storici
Tomo I. Memorie, storie, immagini, a cura di Francesca Capano e Massimo Visone
Napoli, FedOA – Federico II University Press, pp. 603-612.

[7]  NICOLESCU, B. (2014), Methodology of Transdisciplinarity, in «World Futures. The Journal of New Paadigm Research», 70, 3-4, pp. 186-199.

[8] AVETA, A., MARINO B.G. (2016), La fruizione come problema di conservazione: la sperimentazione di un modello critico per la valorizzazione di Castel Nuovo, in Castel Nuovo in Napoli. Ricerche integrate e conoscenza critica per il progetto per il progetto di restauro e la valorizzazione, a cura di A.Aveta, artstudiopaparo, Napoli; GRASSO, D., (2012),  Incarnazioni dell’intangibile. Idealità e scrittura tra memoria e progettazione, in «Rivista di estetica», 50 , pp. 101-113.