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La Cattedrale di Napoli: l’arte millenaria nello scrigno della cristianità.
La Cattedrale di Napoli è tra le maggiori testimonianze della ricchezza artistica della città. Inserita tra il decumano superiore e quello maggiore, la sua fabbrica si sovrappone a edifici pagani e paleocristiani. Dedicata a Santa Maria Assunta dall’Arcivescovo Umberto D’Ormont nel 1314, nel 1349 la facciata era stata danneggiata dal primo di una lunga serie di terremoti. Gli elementi gotici di Tino di Camaino e di Baboccio da Piperno dialogano con il neogotico di Enrico Alvino sulla facciata esterna con tre portali d’ingresso che corrispondono alle navate in cui è suddivisa la chiesa a croce latina. Le navate sono separate da otto pilastri per lato che formano archi ogivali e inglobano 110 colonne romane preesistenti. Dal 1400 al 1800 è stata oggetto di continui adeguamenti dovuti anche al gusto dei vescovi cittadini. Espressione del gotico originario sono principalmente le Cappelle poste in zona presbiteriale. La Cappella Capece Minutolo occupa lo spazio dell’antica cappella di San Pietro della Basilica paleocristiana Stefania. L’arcivescovo Filippo ne donò il terreno su cui si sarebbe costruita la Cattedrale angioina. Conserva tre monumenti funebri molto articolati e ha pregevoli affreschi di Montano D’Arezzo e della scuola di Cavallini. Hanno elementi gotici le Cappelle di Sant’Aspreno, la Capece Galeota e quella di San Lorenzo.
La Cattedrale ingloba due importanti corpi, corrispondenti alle terze cappelle delle navate laterali: La Basilica di Santa Restituta con il Battistero di San Giovanni in Fonte e la Real Cappella del tesoro di San Gennaro.
Costruita nel IV secolo per volere di Costantino sul tempio di Apollo e dopo l’VIII secolo dedicata alla martire Restituta, la Basilica fu molto ridimensionata con la costruzione della Cattedrale: la sua veste attuale è settecentesca. Il progetto fu realizzato da Arcangelo Guglielmelli e fu divisa in quattordici cappelle. Il portale d’ingresso di marmo bianco fiancheggiato dalle colonne corinzie dialoga con il drappo in stucco dell’arco trionfale con la Gloria del Salvatore di Nicola Vaccaro. E’ suddivisa in tre navate da sette arcate ogivali su colonne corinzie paleocristiane. Il soffitto barocco della navata centrale ha al centro, su carta dipinta, L’arrivo a Ischia del corpo di Santa Restituta attribuito a Luca Giordano. Conserva, di epoca medievale, l’affresco del catino absidale raffigurante Cristo in trono e la decorazione della Cappella di Santa Maria del Principio con un mosaico a tessere d’oro attribuito al cavalliniano Lello da Orvieto. Dalla sesta cappella a destra ci si immette al Battistero di San Giovanni in Fonte: edificato al tempo del vescovo Severo, è il più antico d’Occidente. A pianta quadrata, conserva una vasca circolare in coccio pesto utilizzata per amministrare il rito. Cupola e tamburo presentano dettagli della decorazione musiva originaria.
Terza a destra, La Real Cappella del Tesoro di San Gennaro fu progettata da Francesco Grimaldi e inaugurata il 16 Dicembre del 1646. L’intricato cancello di ingresso è opera di Cosimo Fanzago. A croce greca, la cappella presenta sette altari. Al Domenichino si devono le decorazioni con 25 episodi della vita di San Gennaro e dipinti a olio su rame per gli altari laterali che furono completati da Jusepe de Ribera e da Massimo Stanzione. Giovanni Lanfranco realizzò gli affreschi della cupola. Oggetto di devozione il busto-reliquiario di argento dorato, con smalti e pietre preziose, voluto da Carlo II per conservare le ossa del cranio del santo, opera di maestranze francesi nel 1305. Le ampolle del sangue del martire sono conservate dietro l’altare maggiore.
Esempio dell’arte rinascimentale di Tommaso Malvito, è la Cripta o Cappella del Succorpo, cui si accede da una doppia rampa di scale sotto il presbiterio, commissionata dal cardinale Oliviero Carafa per la traslazione delle reliquie di San Gennaro. L’ambiente è diviso in tre navate da dieci colonne che sorreggono un soffitto decorato da grandi cassettoni di marmo. Un altare di bronzo nell’abside custodisce le reliquie del santo, venerate dalla statua del cardinale Carafa, ritratta in posa penitenziale. Tardo manieristi sono i monumenti funebri in controfacciata di Carlo I d’Angiò, Carlo Martello e sua moglie Clemenza d’Asburgo realizzati nel 1599 da Domenico Fontana. Del 1621 è il soffitto a cassettoni mentre Luca Giordano raffigura alle pareti laterali, su due ordini, Santi e Apostoli. Al Cardinale Innico Caracciolo si devono le edicole poste sui pilastri della navata centrale con i primi vescovi della città. Sotto le due arcate prima del transetto vi sono le due cantorie lignee con gli organi che hanno nella parte sottostante, a destra, un pulpito barocco, a sinistra, un baldacchino gotico. Sotto la prima campata a sinistra vi è il fonte battesimale ellenistico –barocco in marmi policromi.
La zona absidale è frutto di ridefinizioni settecentesche, con il gruppo scultoreo dell’Assunta di Pietro Bracci, le tele di Corrado Giaquinto e di Stefano Pozzi.
Credits immagine: Courtesy Arcidiocesi di Napoli
Progetto: ARCCA - ARchitettura della Conoscenza CAmpana - ECOSISTEMA DIGITALE PER LA CULTURA