null Biblioteca del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella

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Biblioteca del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella

Via San Pietro a Majella, 35 - 80138 Napoli

La Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella conserva un patrimonio inestimabile di manoscritti musicali, stampe rare, libretti d’opera e documenti. Voluta dal letterato Saverio Mattei, “regio delegato” dell’Orfanotrofio della Pietà dei Turchini dal 1791 al 1795, si formò inizialmente soprattutto grazie alle donazioni di libri e manoscritti effettuate dallo stesso Mattei e da Giuseppe Sigismondo, primo bibliotecario dell’istituzione. Al nucleo originario, a partire dal 1795 si aggiunsero le acquisizioni dovute al decreto emesso dal re Ferdinando IV di Borbone che imponeva agli impresari di depositare presso la Biblioteca una copia di ogni opera o commedia rappresentata nei teatri napoletani. Nel 1795 la donazione da parte della regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena, moglie di Ferdinando IV di Borbone, della propria preziosa raccolta musicale incrementò sensibilmente il patrimonio della Biblioteca. Nel 1805 il Conservatorio della Pietà dei Turchini si fuse con quello di Loreto a Capuana (nato nel 1797 dal trasferimento degli ultimi alunni del Conservatorio S. Maria di Loreto in quello di S. Onofrio a Capuana) trasferendosi poi, nel 1808, nei locali dell’ex-monastero delle Dame di San Sebastiano, dove rimase fino al 1826. Il trasferimento del Real Collegio di Musica – questo era il nuovo nome dell’Istituto – al complesso di S. Pietro a Majella avvenne nella primavera del 1826 e coincise con la morte dell’attivissimo Giuseppe Sigismondo, che tanto si era prodigato per la costituzione della Biblioteca. La collezione privata di musiche a stampa e manoscritte raccolte nel corso di una vita dal Sigismondo fu acquistata dalla biblioteca nel 1827 e andò ad ampliare il già prezioso patrimonio che, nel 1816, si era arricchito anche di tutte le composizioni autografe del compositore Giovanni Paisiello. Grazie all’opera infaticabile del successivo direttore, Francesco Florimo, la biblioteca acquisì autografi e manoscritti di autori quali Cimarosa, Bellini, Mercadante, Donizetti, Verdi e nel 1851 fu destinataria di un nuovo decreto reale che obbligava gli editori napoletani a depositare presso la biblioteca copia di tutte le edizioni di musica stampate. Per volontà di Florimo, che fu bibliotecario dal 1826 al 1888, la biblioteca entrò anche in possesso di numerosi ritratti di musicisti e di strumenti musicali di raro pregio e fu ospitata nelle belle sale riccamente decorate di stucchi e affreschi che ancora oggi è possibile ammirare. Negli ultimi anni della sua vita Florimo donò, infine, alla Biblioteca “una ricchissima collezione di lettere autografe d’uomini e di donne eminenti nelle arti belle, nelle scienze e nella politica”. Successore di Florimo fu nominato, nel 1889, il letterato e critico musicale Rocco Pagliara. Negli anni della sua gestione il patrimonio della Biblioteca aumentò ulteriormente, arricchendosi, tra l’altro, di opere autografe di Giuseppe Martucci, del poeta e librettista Salvatore Cammarano e della preziosa collezione di figurini acquerellati a mano di opere e balli rappresentati al S. Carlo, acquisiti nel 1896. Nella prima metà del Novecento la biblioteca fu affidata alle cure di Salvatore Di Giacomo, di Fausto Torrefranca, di Guido Gasperini, di Ugo Sesini che contribuirono a darne un più moderno assetto, dotandola di inventari e cataloghi per assicurare la conoscenza e la tutela del patrimonio e per renderlo disponibile alla consultazione. Nel 1947-48 fu nominata bibliotecaria la pianista e musicologa Anna Mondolfi che durante il suo incarico trentennale acquisì importanti donazioni come il fondo del M° Pietro Platania e valorizzò il dimenticato fondo di musiche della Casa Reale borbonica. Nel 1962, ampliata con l’annessione di un secondo piano, la biblioteca raggiunse le dimensioni attuali (oltre 800 mq). Dal 1998 essa è stata interessata da una serie di progetti di enti pubblici e privati (MIUR, Mibac, Comunità Europea, Fondazione San Paolo di Torino, Regione Campania) volti al recupero, alla valorizzazione, all’informatizzazione del catalogo e alla digitalizzazione degli straordinari fondi musicali posseduti. Il risultato di tali progetti è oggi visibile in SBN (circa 80.000 record bibliografici) e in Internetculturale, dal cui portale è possibile consultare da remoto circa 1.500.000 di pagine relative al patrimonio di quella che, a buon diritto, può essere considerata una delle più importanti biblioteche musicali del mondo.


La collezione delle canzoni napoletane
La biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella conserva una collezione di oltre 1600 canzoni napoletane contenute in raccolte o pubblicate in singole edizioni dagli inizi del genere a tutta la prima metà del Novecento. Esse appartengono in gran parte al fondo ‘Canzoni Napoletane’, costituito alla metà del XX secolo secondo una tendenza, propria di quegli anni, a organizzare le raccolte per aree tematiche, mettendo insieme materiali con provenienza diversa. Un altro gruppo di canzoni fa parte, invece, del fondo ‘Arie Appendice’.
La collezione raccoglie in prevalenza la produzione otto-novecentesca di editori napoletani, con esempi di particolare pregio, come la prima edizione in sei fascicoli dei Passatempi Musicali pubblicati dalla Reale Litografia Militare e poi da Girard tra il 1824 e il 1825. Questa raccolta curata da Guglielmo Cottrau, in cui “Canzoncine napolitane e Siciliane” ricorrono insieme ad altre forme ricordate nel lungo titolo (“Ariette e Duettini per camera inediti, Romanze francesi nuove, Variazioni pel canto, piccoli Divertimenti per Pianoforte, Contradanze, Walz, Balli diversi etc.”), ebbe un successo straordinario. Ristampata più volte, influenzò i linguaggi e le forme successive, aprendo la strada a un nuovo segmento dell’industria editoriale partenopea indirizzato ai colti dilettanti dei salotti borghesi napoletani e forestieri. Proprio a Guglielmo Cottrau si fa risalire la pratica – che presto si diffuse tra la maggior parte dei musicisti napoletani di formazione accademica – di elaborare per voce e pianoforte melodie dai tratti popolari desunti dalla tradizione orale o di nuova invenzione. Sul crinale della raccolta di motivi popolari e della confezione di un prodotto dal riconoscibile colore locale sono alcune delle raccolte presenti nel fondo, come le 25 Nuove canzoncine nazionali napoletane pubblicate verso il 1835 come supplemento a una nuova edizione dei Passatempi Musicali, o la raccolta curata da Federico Ricci e pubblicata da Teodoro Cottrau, figlio di Guglielmo, verso il 1850 intitolata Grida dei venditori di Napoli o, infine, la raccolta Eco del Vesuvio pubblicata sempre da Teodoro Cottrau alcuni anni dopo con l’intento di comporre una sorta di itinerario turistico-musicale di Napoli e dei suoi dintorni (ogni canzone rinvia a un luogo di provenienza: Canzone de Giugliano, Canzone di Soccavo, Canzone di Sorrento, Canzone di Procida, Canzone di Meta, Tarantella di Gragnano, Serenata di Capri, Serenata di Massa, Canzone di Positano ecc.).
Alla pratica di rielaborare melodie tradizionali, si affiancò presto quella di comporre nuove canzoni. 
Gli autori presenti nella collezione della biblioteca comprendono quasi tutti i nomi di quanti si occuparono di canzoni napoletane tra Ottocento e inizio Novecento. Alcuni di essi, sono legati allo stesso Conservatorio napoletano, di cui avevano fatto parte come studenti o come maestri. E’ il caso di Saverio Mercadante, che del Conservatorio fu prima studente e poi direttore, di Francesco Florimo, studente e poi bibliotecario, di Pasquale Rondinella, studente e poi vice-bibliotecario, di Alfonso Guercia, Pietro Agostino Roche, Beniamino Carelli, studenti e poi maestri di canto nell’istituto, dei compositori Nicola De Giosa, Federico Ricci, Errico Petrella, Vincenzo Battista, Salvatore Sarmiento, Pietro Labriola, Luigi Biscardi, Pasquale Mario Costa, Luigi Denza, Nicola Valente, Daniele Napoletano, Attilio Staffelli, Renato Parodi, tutti formatisi nell’antico istituto musicale. 
Il successo, non solo locale, del genere è testimoniato dalla presenza di alcune raccolte straniere come quella intitolata L’echos d’Italie, che pubblicava a Parigi canzoni napoletane accanto a celebri melodie operistiche e cameristiche di autori come Pergolesi, Bellini, Donizetti, Mercadante e anche del Mozart ‘italiano’. 
Della collezione fanno parte anche numerose Piedigrotte, fascicoli di canzoni pubblicati in occasione della celebre festa religiosa e canora che si svolgeva annualmente tra il 7 e l’8 settembre. 

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