Edoardo Bennato - Sona
Pop, rock and beyond
It houses the different strands of popular music of the Mediterranean-Neapoletan area, the syncretisms and the new trends.
In the beginning was Renato Carosone, who revived the Neapolitan melody by adding international sounds and irony to soften the melodrama. Then artists such as Di Capri, the Neapolitan Power, Daniele and Neri a metà, the Bennato brothers, the real songwriters and Vesuwave, posse music and cross-cultural collectives, the rappers and trappers of Scampia followed one another. Today Naples meets rock, rap, jazz, blues, trap, reggae, funky and especially herself.
Edoardo Bennato
(Napoli, 23 luglio 1946)
Ormai superata la settantina, Edoardo Bennato continua a rockare e rollare come se niente fosse: «Rock, archi, melodia, grinta, ironia, favole, attualità... Venghino, venghino signori, che c’è da divertirsi per quelli di tutti i sessi, di tutte le razze, dai 12 ai 99 anni, e chi non viene non sa che cosa si perde», invita dal palco con il solito tono beffardo il cantautore flegreo, sospeso come il suo canzoniere tra chitarre blues e violini, boogie e toni favolistici, canzone d'autore e sberfleffi, kazoo e immagini di un’America che a volte è sogno e altre volte incubo, proprio come la sua Napoli: non sarà un caso che Carosone lo elesse a suo erede.
Courtesy Federico Vacalebre
Da «Non farti cadere le braccia» ad oggi, in fondo, non è cambiato molto: nelle magliette e nei jeans che indossa, nel suono rock’n’roll, nel sarcasmo con cui affronta le cose del mestiere, nell’ironia amara di cui grondano le sue canzoni, nella voglia di evitare l'autocelebrazione. Dylanian-napoletano, ha aspettato decenni per scrivere (anche) nella sua lingua, inventandosi l’alter ego di Joe Sarnataro e affiancandosi ai Blue Stuff. Ma è stato tra i primi artisti italiani a riempire gli stadi, come in quella notte del giugno ‘78, al San Paolo.
Il biglietto costava 500 lire, oltre 30.000 persone sugli spalti a pochi metri da casa Bennato, supporter Patrizia Lopez e Giorgio Bennato, il fratello minore che aveva scelto il cognome d’arte di Zito, rubandolo a mamma Adele, che con papà Carlo si godevano in platea il trionfo del figlio, del burattino rock senza fili. Che prima di attaccare «Campi Flegrei» ricordò: «Io, veramente... abito in un cortile da queste parti e da piccolo ascoltavo la musica americana dai juke-box e dai dischi di Magda, che era la sorella di un mio amico».
Non sono solo canzonette, a volte sono storie di vita vissuta.
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