Angelo Cermola - Sona
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LA CASA ARMONICA
Muoviti tra una stanza e l’altra alla scoperta del patrimonio musicale campano
STANZE
Accedi ai vari ambienti della casa armonica: fatti avvolgere dalle melodie, dalle storie e dal groove.
Canzone napoletana
Ospita la produzione vocale dell’age d’or da fine Ottocento a metà Novecento, gli antefatti legati alle diverse forme del canto napoletano, nonché la produzione successiva che adotta modelli tradizionali.
SCOPRIEtno-folk
Ospita le culture musicali di tradizione orale dell'area campana e il folk d’autore.
SCOPRISTANZE
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Fogli Volanti e Copielle, ovvero la diffusione musicale tra mercati e vicoli
I “fogli volanti” sono rinvenibili in Europa dall’introduzione della stampa, a fine 800 arrivano le “copielle”
SCOPRICarosone, l'Americano di Napoli
«Orgoglioso delle mie radici, creavo quelli che oggi, con maggiore coscienza e quindi minore naturalezza, si chiamano crossover sonori»
SCOPRIIl Festival della Canzone Napoletana dal 1952 al 1971 e 1981
Il Festival della Canzone Napoletana, simbolo della melodia partenopea nella seconda metà del Novecento.
SCOPRITrivial Sound
Kistch, trash, bagoni e tamarri sono il vero nutrimento del “trivial sound”.
SCOPRIAngelo Cermola
Classe 1938, agronomo di professione e musicista di grande sensibilità, Angelo Cermola iniziò a farsi le ossa al seguito dei primi gruppi che suonavano musica da ballo. Al seguito di queste formazioni, imparò a conoscere tutto il repertorio classico della canzone americana. Era la fine degli anni Sessanta, la rivoluzione culturale, il maggio francese, i Beatles, avevano tradotto le aspettative dei giovani in un sogno collettivo. L’arte, la musica in particolare, non era più una cosa per pochi eletti ma, al contrario, divenne uno strumento di comunicazione immediata che si estese a macchia d’olio.
Courtesy Carlo Pecoraro
Il jazz cedette il passo alle nuove frontiere della musica rock. C’era un fermento musicale che si traduceva in un genere che iniziava a fondere esperienze diverse. E in questo, la musica afroamericana ebbe il compito di sintetizzare gli stilemi tipici del jazz con suoni più moderni, favoriti anche dai primi strumenti elettrificati. Angelo Cermola così, si ritrovò al fianco di James Senese in quella palestra di talenti che prendeva il nome di Napoli Centrale e a vivere in prima persona quella rivoluzione campana che fu il neapolitan power.
A Roma, dove studiava, era in contatto con l’ambiente jazzistico della capitale, Ninì Rosso, Gianni Cazzola, Gianni Basso, Oscar Valdambrìni. E fu grazie a queste frequentazioni che imparò ad apprezzare la musica del pianista Thelonius Monk e in generale a padroneggiare il be-bop. In breve tempo, in città, Angelo Cermola divenne il padre spirituale di una intera generazione di giovani musicisti. E lui per primo ad introdurre il bop, a suonare in modale, insomma a mettere in scena le gradi trasformazioni che in America avevano mandato in pensione una intera epoca. Un lavoro, il suo, che cristallizzò il suono della scuola salernitana: un moderno ed evoluto post bop.
Percorsi Narrativi
'E spingule frangese
Curiose protagoniste del brano iconico della canzone napoletana sono le spille dette "francesi". Secondo alcuni, furono proprio i francesi a introdurle a Napoli nel ‘700, mentre, secondo un'altra interpretazione, il titolo prenderebbe spunto dal fatto che la spilla da balia a Napoli si chiama spingula 'e nutriccia, francesismo di "nourrice" (ovvero balia, nutrice). In copertina: Autografo musicale della canzone ’E spingule frangese, musicata da Enrico De Leva (Fondazione Bideri)