Aldo Farias - Sona
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Accedi ai vari ambienti della casa armonica: fatti avvolgere dalle melodie, dalle storie e dal groove.
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Fogli Volanti e Copielle, ovvero la diffusione musicale tra mercati e vicoli
I “fogli volanti” sono rinvenibili in Europa dall’introduzione della stampa, a fine 800 arrivano le “copielle”
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«Orgoglioso delle mie radici, creavo quelli che oggi, con maggiore coscienza e quindi minore naturalezza, si chiamano crossover sonori»
SCOPRIIl Festival della Canzone Napoletana dal 1952 al 1971 e 1981
Il Festival della Canzone Napoletana, simbolo della melodia partenopea nella seconda metà del Novecento.
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Kistch, trash, bagoni e tamarri sono il vero nutrimento del “trivial sound”.
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La musica del chitarrista napoletano Aldo Farias rappresenta il baricentro perfetto tra differenti tradizioni, punto d’incontro ideale tra musica nord europea, sonorità del bacino del mediterraneo e tradizione afro-americana d’oltreoceano. Approccio jazzistico e gusto melodico concorrono ad esaltare la cantabilità tipica della nostra storia musicale. Un lirismo che sa essere solare o intimista, comunque sempre capace di esprimere ogni tipo di sentimento e emozione. Quella del chitarrista partenopeo è una ricerca continua, evidente in ogni nuova proposta discografica delle tante prodotte nel corso della sua lunga carriera.
Courtesy Diego Librando
Dal primo esperimento nel 1991 sui “Domestic Standards” con il quintetto del sassofonista Gianni D’Argenzio, in occasione del decennale del mitico Jazz Club “Lennie Tristano” di Aversa, fino all’ultimo “Different Ways”, pubblicato nel 2013 con la partecipazione del vibrafonista Pasquale Bardaro, si legge una lunga storia fatta di rapporti stabili (quelli con i fidati Franco De Crescenzo e Angelo Farias) e collaborazioni preziose a sottolineare una crescita continua. Significativo il contributo del sassofonista Bob Berg al disco “Jazz Mediterranee” nel 1992 e ancora di più l’intesa con il batterista Roberto Gatto, con il quale forma un quartetto ormai consolidato.
Tra le collaborazioni più interessanti, oltre quelle con Mike Mainieri, Mike Stern o Steve Turre, rientrano quelle con i “fratelli” di strumento Antonio Onorato e Pietro Condorelli. Un esperimento nato su un palco, sfociato nel 2002 nel disco “Contemporary Jazz Guitars“ e proseguito nel tempo, in cui i tre chitarristi, separati da personalità differenti, dimostrano di essere legati dal piacere dell’interplay e dalla curiosità di accostare stili diversi. Al trio si aggiunge in qualche incursione napoletana il chitarrista Franco Cerri, decano del jazz in Italia, e i “fratelli” diventano quattro. Nel 2005 il disco “Four brother” suggella il nuovo sodalizio.
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Percorsi Narrativi
'E spingule frangese
Curiose protagoniste del brano iconico della canzone napoletana sono le spille dette "francesi". Secondo alcuni, furono proprio i francesi a introdurle a Napoli nel ‘700, mentre, secondo un'altra interpretazione, il titolo prenderebbe spunto dal fatto che la spilla da balia a Napoli si chiama spingula 'e nutriccia, francesismo di "nourrice" (ovvero balia, nutrice). In copertina: Autografo musicale della canzone ’E spingule frangese, musicata da Enrico De Leva (Fondazione Bideri)