Eduardo Di Capua - Sona
Canzone Napoletana
Canzone classica napoletana, un bene emozionale dell’umanità che dalla fine del XIX secolo racconta con diverse forme vocali luci, ombre, storie e costumi di una città nata dal canto sofferto della sirena Partenope
Dalla fine dell’800 testo e melodia si fondono per creare un genere inimitabile di musica vocale: la canzone napoletana cosiddetta classica. Un repertorio che mescola matrici sonore locali con quelle europee e d’oltreoceano per raccontare la storia sociale, politica e di costume di Napoli, una città cantante che dalla sua fondazione ha fatto del canto il principale strumento di comunicazione
Eduardo Di Capua
Musicista e compositore, autore della melodia probabilmente più famosa di tutti i tempi, ‘O sole mio. Nacque a Napoli il 12 maggio 1865, dopo gli inizi da autodidatta, frequentò il Conservatorio senza portarlo a termine, ma già in età giovanile entrò in contatto con l’ambiente musicale napoletano di fine ‘800, suonando il pianoforte, il mandolino, dirigendo orchestrine e componendo melodie per canzoni napoletane. Seguì spesso il padre, violinista posteggiatore, in giro per l’Italia, ma anche in trasferta in Inghilterra e in Russia. Né ‘O sole mio né la scrittura di altri innumerevoli successi gli garantirono un’esistenza agiata: morì in povertà il 3 ottobre 1917.
Courtesy Antonio Sciotti
Sono svariati i racconti sulle circostanze che portarono alla scrittura di ‘O sole mio. Ciò che è certo è che si è davanti a un mito che oltrepassa i confini temporali e geografici. I meriti e le ragioni possono essere molteplici: dal valore della composizione alla presenza editoriale di Bideri, passando per le versioni di Enrico Caruso e di Elvis Presley (It’s now or never). Dal punto di vista musicale, Di Capua, affiancato dal giovane Alfredo Mazzocchi, diede vita ad un “Andantino” con una melodia piuttosto estesa, un accompagnamento ostinato a ritmo di habanera e un frequente uso dell’accordo di sottodominante. Elementi di un puzzle per la nascita di un mito.
Sulla copertina di una Piedigrotta del 1919, Achille Macchia definì Di Capua “geniale, popolare ed insieme aristocratico maestro della canzone”, a testimonianza di una fama che, come per gran parte degli autori napoletani di quel periodo, sopraggiunse negli anni successivi alla morte. Oltre al sodalizio con Capurro da cui nacque ‘O sole mio, collaborò con P. Cinquegrana (Capille d'oro), S. Di Giacomo (Carcioffolà), F. Russo (Serenatella nera), E. Murolo (Pusilleco, Pusì). Con Vincenzo Russo la collaborazione più fortunata: insieme diedero vita, tra le altre, a 'A serenata d’’e rrose, Maria Marì, I' te vurria vasà, Torna maggio.
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Le origini della canzone napoletana
Il mito della canzone napoletana si diffuse anche grazie alla circolazione di volantini illustrati, che riportavano i testi delle canzoni. Fogli volanti prima, e Copielle poi, venivano distribuiti a pagamento o in forma gratuita a tutta la popolazione per dare visibilità agli editori musicali del XIX secolo.